I furbetti finiscono davanti alla Disciplinare

Dalla falsificazione di libretti a quella delle firme, dalle scazzottate in aula agli esami sostenuti al posto di un amico: se fa discutere il caso di Ca’ Foscari, dove tre studenti sono stati beccati a copiare dal telefonino, anche l’Università di Padova offre un ampio repertorio di furberie.
A monitorarle c’è una Commissione Disciplinare ad hoc, che discute caso per caso la gravità del gesto compiuto e quindi la punizione. La Commissione fa parte dell’ordinamento universitario di ciascun ateneo, e a Padova è stata riformata in epoca Zaccaria: prima c’erano solo il prorettore al diritto allo studio ed una piccola rappresentanza studentesca. Poi, con l’aumento degli studenti e quindi della mole di lavoro, è stata ampliata. Oggi è composta dal prorettore al diritto allo studio (professor Renzo Guolo), da tre rappresentanti dei direttori di dipartimento e dai rappresentanti degli studenti in consiglio di amministrazione. I casi non sono moltissimi: alcuni anni se ne analizzano di più, altri meno, comunque entro la decina. E tra quelli analizzati ce n’è per tutti i gusti: per lo più si parla di copiatura, scambi di libretti, falsificazioni di firme. Oggi, con l’addio ai libretti cartacei, una parte di questi problemi è stata risolta. Ma le stranezze non mancano: «ricordo degli studenti che si erano messi a fare a botte in aula» racconta il professor Guido Scutari, che è stato prorettore alla condizione studentesca per molti anni «ed una studentessa che non riusciva a passare l’esame di inglese, così l’aveva fatto fare ad una sua amica. Il regolamento comprende anche precise sanzioni che possono essere comminate: allo studente, per esempio, può essere impedito per un certo numero di mesi di dare un esame, o può essere sospeso. Alcuni casi, per noi, sono meno gravi: copiare ad un esame è sbagliato, certo, ma diciamo che su questo c’è più elasticità. È ovvio, invece, che quando si configuri anche un reato è d’obbligo per l’Università comunicare l’accaduto alla Procura della Repubblica. Falsificare un documento, come un registro degli esami che è un documenti ufficiale, è falso in atto pubblico. Quindi l’Università è tenuta a comunicare il fatto». Altre iniziative sono state prese, in tempi recenti, nell’ambito delle tesi di laurea: giusto qualche giorno fa è stato attivato il lungamente atteso “software antiplagio”, ora disponibile sul sito dell’università. Infine, controlli particolarmente accurati sono in corso a Medicina, dove le presenze vengono registrate in modo informatico, tramite badge. Per i furbetti ci sono punizioni severe, compresa l’espulsione dal corso.
(s.q.)
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