I giovani diventano sempre più poveri nel Padovano. Reddito medio in calo di tremila euro
Il crollo nelle dichiarazioni 2020. Negli anni ’90 gli under 30 erano più ricchi degli over 65, oggi la situazione si è ribaltata
PADOVA. Pensavano che avrebbero tenuto il mondo, anche quello finanziario, nel palmo di una mano. Poi i ruggenti anni Novanta sono terminati e sono arrivati gli anni Venti del Duemila, sempre più magri e precari e con loro i giovani sono diventati sempre più poveri.
Negli anni Novanta la ricchezza in possesso degli under 30 era maggiore rispetto a quella degli over 60. Oggi la situazione si è letteralmente ribaltata. A dirlo un'analisi di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico. Ma soprattutto lo confermano i dati dei Caf della Cisl sui redditi dei padovani – che hanno meno di trenta e più di sessantacinque anni – nel Padovano.
Il sindacato ha elaborato la platea dei modelli 730 e il risultato è che negli ultimi tre anni i giovani hanno perso 3 mila euro di reddito medio complessivo (recuperando qualcosa l’anno scorso), mentre gli over 65 (ad eccezione per l’anno nero del Covid, il 2020) sono rimasti stabili.
A confermare questo trend in discesa ci ha pensato anche il Rapporto annuale dell’Inps che ha mostrato le povertà emergenti e il fenomeno della diseguaglianza che segna l’Italia di oggi: il 46% delle donne lavora part time, il 38% dei giovani percepisce meno di 9 euro all’ora, sono le categorie più fragili in un universo del lavoro che vede circa un quarto dei dipendenti percepire meno di 800 euro al mese. E un terzo dei dipendenti percepisce meno di mille euro al mese.
Purtroppo l’Inps ha solo confermato numeri preoccupanti che i sindacati sottolineano da più tempo. Lo si è visto con il bonus di 200 euro dello scorso luglio: l’hanno richiesto (avendone diritto) il 91% dei lavoratori e dei pensionati in provincia di Padova, ovvero oltre 200 mila persone. La percentuale sale quasi al 98%, praticamente la totalità, se si considerano i giovani, cioè gli under 35 anni.Le disparità non finiscono qui.
Nel Padovano, chi lavora, a prescindere dal genere di appartenenza, percepisce in media 22.705,75 euro. Tra quest’ultimi, i giovani (under 35) sono i più penalizzati, con un reddito che si attesta a 14.728 euro (secondo la Cisl). A un divario di genere si aggiunge così un divario generazionale.E la crisi post pandemia ha peggiorato una situazione che, in ogni caso, non era certo positiva per le donne e per i giovani.
Insomma, si scrive reddito e si legge solchi di ingiustizia, soprattutto per chi si affaccia al lavoro e per chi (le donne) sembra esserne espulso ad ogni squilibrio: gli anelli più deboli (ed incolpevoli) della catena produttiva. La principale emergenza di questa fase è intervenire sui salari bassi, erosi dalla spinta inflattiva. C’è molto da fare, basta vedere il fronte delle pensioni.
La discontinuità di carriera è la causa principale di questa sperequazione, a dimostrazione del fatto che alle nostre latitudini, rimane la precarietà, il vero primo “nemico” da combattere. Ma al di là delle cifre che pure fanno riflettere, l’aspetto più interessante riguarda la prospettiva di un profondo ripensamento del sistema del welfare: Istat e Inail stanno pensando di costituire una software house del welfare che garantirà servizi interoperabili per gli utenti. «Il welfare del futuro – ricordano dalla Cisl – sostiene sarà sempre più baricentrato sui servizi sociali alla persona. Provare a guardare oltre frontiera potrebbe essere il punto di inizio, utile ad aprire la strada alla progettazione di ambienti e strumenti per migliorare la vita dei cittadini».
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