I Pearl Jam infiammano i 45mila all'Euganeo

PADOVA. Eddie Vedder con i Pearl Jam ieri sera ha fatto vibrare lo Stadio Euganeo di Padova con un concerto memorabile.
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— Pearl Jam (@PearlJam) 24 giugno 2018
Davanti a 45 mila entusiasti spettatori, che avevano fatto registrare il tutto esaurito in prevendita da oltre sei mesi, e nonostante le difficili condizioni della sua voce, il cantante e frontman della band pioniera del grunge di Seattle, ha dimostrato di avere una forza d’animo notevole riuscendo a tenere il palco con disinvoltura nonostante tutto anche a Padova, dopo la prova superata agli I-Days di Milano venerdì 22 davanti a oltre 60.000 spettatori (e dopo l’annullamento della seconda data di Londra a inizio settimana). Domani la formazione chiuderà la parte italiana del tour europeo a Roma.
È ovvio che se Vedder avesse potuto essere al massimo della forza il concerto avrebbe potuto essere più lungo e anche tecnicamente ineccepibile ma sono proprio le situazioni estreme che a volte rendono ancora più interessanti concerti del genere.
Vedder infatti è apparso come un guerriero di pace che con tutta la sua forza di volontà è riuscito a portare a termine la sua missione. Questa è la chiave in cui va letto l’evento di ieri sera all’Euganeo, in cui i Pearl Jam ce l’hanno messa tutta per soddisfare il loro pubblico.
Alle 21 si sono accese le luci sull’enorme palco dell’Euganeo, e Vedder ha aperto con “Pendulum”. Poi è stata la volta di “Off he goes”. Il saluto di Eddie: «Siamo felici di essere ancora qui, è la nostra ventesima volta in Italia ma non ho ancora detto queste tre parole: buona sera Padova» e subito i Pearl Jam si sono scatenati con il rock di “Do the Evolution” da “Yield”, seguito da “Animal”. Uno spettacolo in cui Vedder ha trasformato un handicap, la mancanza di voce, in una risorsa, che lo ha portato a dare di più dal punto di vista della grinta e dell’espressività. Per ovviare alla situazione però il front-man ha cercato di coinvolgere il pubblico facendolo cantare e ha dato più spazio ai bravi musicisti della straordinaria band ovvero Mike McCready (chitarra solista), Stone Gossard (chitarra ritmica), Jeff Ament (basso) e Matt Cameron (batteria). Poi, Eddie ha preso di nuovo la parola e ha detto cercando di esprimersi al meglio in italiano: «Mi ricordo quando il concerto di Venezia è stato cancellato a causa del brutto tempo nel 2009. Sono grato per questa splendida giornata estiva e ringrazio per questo cielo d’estate».
Quindi è venuto il momento della splendida ballad elettrica “Given To Fly” da “Yield”. Vedder ha ripreso la parola, questa volta in inglese: «Grazie anche a voi dietro, state tutti bene? Come va ragazzi? E ora una bella canzone sul cambio di religione che vedrà protagonista Stone Gossard, si chiama “God’s Dice”».
Particolarmente scatenata con i cori di tutto lo stadio “Even Flow”. Vedder dimostra di essere un animale da palco, un grande frontman, i due chitarristi, Mike McCready e Stone Gossard insieme sono una macchina da guerra su cui si regge tutto il suond dei Pearl Jam. I loro intrecci chitarristici sono fantastici e di grande effetto, grazie anche a un suono che non è mai messo in discussione dagli alti volumi e dalla distorsione usata. La voce di Eddie e le chitarre distorte dei due solisti però non potrebbero trovare un appoggio migliore della sezione ritmica potente e precisa di Jeff Ament (basso) e Matt Cameron (batteria). Tutto questo rende impressionante l’animale da rock a cinque teste chiamato Pearl Jam anche di fronte a un pubblico sterminato come quello dell’Euganeo. Vedder non è solo una creatura straordinaria del grunge ma è anche un animatore perfetto per questo tipo di eventi in cui il frontman non ha solo il ruolo del cantante ma anche di trascinare il pubblico in una scatenata festa di musica. Eddie con il suo italianoinsicuro ha anche lanciato un attacco al presidente degli Stati Uniti: «Canteremo una canzone per Trump, forse gli daremo anche un calcio nelle palle e gli rideremo in faccia. Lui sa perché».
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