I prof del Calvi dicono no al Cornaro Si infiamma lo scontro delle scuole

Polemica con la Provincia: «Un danno all’ambiente e alla mobilità, piuttosto si utilizzino gli uffici della Questura»
Giorgio Barbieri

Ormai è scontro aperto sul futuro dei complessi scolastici degli istituti padovani. Gli ultimi a prendere carta e penna per opporsi all’idea della Provincia di realizzare una nuova struttura dove oggi c’è un parco, proprio di fronte al Gramsci-Cornaro, sono i docenti dell’istituto tecnico commerciale Calvi. Il nuovo complesso dovrebbe infatti ospitare proprio gli studenti del Calvi ospitati attualmente in classe al Ruzza di via Sanmicheli. Un’ipotesi che non piace al collegio dei docenti che, senza tanti giri di parole, la definisce una «scelta sbagliata».

il progetto

Anche i professori dunque si oppongono alla cementificazione e all’edificazione di nuovi complessi scolastici nelle aree verdi. Dopo la recente presa di posizione del collegio docenti dell’Einaudi-Gramsci sulla possibilità, avanzata dalla Provincia, di costruire una nuova sede per il Calvi proprio in prossimità della sede di via Canestrini, e dopo il polverone sollevato dalla bocciatura della proposta sempre della Provincia di costruire una sede per il Marchesi nell’area verde antistante il Modigliani (idea definita dallo stesso preside del liceo artistico di via degli Scrovegni «una disgrazia»), ora c’è la lettera aperta dei docenti del Calvi. «Riteniamo sia una scelta sbagliata, che avrebbe riflessi critici dal punto di vista ambientale, logistico e della mobilità», affermano gli insegnanti, «Padova ha estremo bisogno di conservare spazi verdi e vivibili, in particolare i pochi che insistono nella vicinanza degli istituti scolastici superiori. Ne ha bisogno per i suoi cittadini e soprattutto per le fasce più giovani della popolazione, rappresentate in gran parte dagli studenti. Appare quantomeno inopportuno collocare due istituti scolastici dello stesso tipo l’uno di fronte all’altro, a meno che non sia in programma la graduale soppressione di uno di questi a vantaggio dell’altro, cosa che non dovrebbe avvenire nell’interesse dell’utenza scolastica di entrambi».

il traffico

I docenti sottolineano come la mobilità di Via Facciolati, già critica per la presenza di infrastrutture pubbliche che generano afflusso di numerosi mezzi privati, verrebbe irrimediabilmente compromessa dall’afflusso proveniente dal un nuovo bacino di utenza, con disagi per chiunque si sposta e raggiunge la zona, in particolare per gli utenti del Sant’Antonio, per i nostri e gli altri studenti, per il personale delle scuole. «Si produrrebbe», aggiungono, «ulteriore affollamento delle linee del trasporto pubblico locale destinate alle scuole interessate. Si sottrarrebbero agli istituti Gramsci Cornaro spazi per le attività sportive all’aperto, nonché un’area verde indispensabile dal punto di vista del benessere psico-fisico e del paesaggio. Costruire laddove sarebbe possibile riqualificare o rigenerare immobili in disuso è un messaggio contraddittorio, non in linea con una corretta educazione ambientale. Per questo chiediamo che, per risolvere i problemi di trasferimento della succursale del nostro istituto si scelga la via del recupero/ riqualificazione/ adeguamento dell’esistente, cercando a questo proposito immobili in disuso che si prestino a soluzioni idonee».

la proposta

Il corpo docente chiede quindi di prendere in considerazione la possibilità di utilizzare gli uffici della questura una volta che questa verrà trasferita alla Stanga. «La Provincia», spiegono, «potrebbe avviare un’istruttoria mirata ad accertare le possibilità di una ristrutturazione finalizzata ad un cambio d’uso. In assenza di tale alternativa chiediamo di considerarne altre che non comportino nuove edificazioni e il più possibile compatibili con le esigenze sopra accennate, che sono disponibili in città, data la presenza diffusa di edifici pubblici non più utilizzati. Altri esempi di immobili pubblici vuoti, il cui recupero potrebbe risultare conveniente anche alla luce di un pieno utilizzo del patrimonio pubblico, possono infatti aiutare a trovare la soluzione ottimale: l’ex distretto militare di Piazza del Santo o l’ex Provveditorato in via Sanmicheli. Il Consiglio di istituto suggerisce altresì in fase transitoria l’istituto Belzoni, in quanto istituto sottodimensionato che non potrà avere vita autonoma. Esso potrà essere accorpato all’istituto Marconi o all’istituto Calvi». —



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