Idea nata a pranzo da un suggerimento di Malvestio a Zaia

È nata a tavola, durante un pranzo di lavoro tra Luca Zaia e il suo consulente Massimo Malvestio, l’idea di ricorrere alla Bei per finanziare il nuovo ospedale di Padova. Da una domanda cretina fatta...
Di Renzo Mazzaro
TOME' TREVISO CARCERE SANTA BONA, INTERROGATORIO SUGLI APPALTI AI LAVORI PUBBLICI , IN FOTO L'AVV. MASSIMO MALVESTIO CARCERE DI S. BONA INTERROGATORIO SUGLI APPALTI AI LAVORI PUBBLICI
TOME' TREVISO CARCERE SANTA BONA, INTERROGATORIO SUGLI APPALTI AI LAVORI PUBBLICI , IN FOTO L'AVV. MASSIMO MALVESTIO CARCERE DI S. BONA INTERROGATORIO SUGLI APPALTI AI LAVORI PUBBLICI

È nata a tavola, durante un pranzo di lavoro tra Luca Zaia e il suo consulente Massimo Malvestio, l’idea di ricorrere alla Bei per finanziare il nuovo ospedale di Padova. Da una domanda cretina fatta dall’avvocato trevigiano al presidente della Regione: «Perché non chiedi i soldi alla Bei come fanno tutti in Europa?» è sbottato più o meno. «Li danno a interessi bassissimi. A noi per un finanziamento di 50 milioni ad Ascopiave praticano l’1,5-2%. Altro che gli interessi che pagate voi con i project financing». Da lì è partita la procedura che dovrebbe portare all’annunciato prestito di 350 milioni della Banca europea d’investimenti alla Regione. Brutta faccenda per Zaia se adesso Malvestio si trasferisce a Malta per 6 mesi all’anno: chi gli darà più le dritte, visto che i 2.700 dipendenti della Regione si occupano d’altro?

Il pranzo di lavoro Zaia-Malvestio si colloca all’inizio dell’estate, particolare che desumiamo dal fatto che il finanziamento Bei-Ascopiave è stato firmato a giugno: lo conferma il direttore generale dell’azienda Roberto Gumirato. Ascopiave distribuisce gas metano in più di 200 comuni, di cui 150 in Veneto, il resto disseminato in Lombardia, Piemonte, Emilia e Liguria. Ha una rete che supera gli 8000 chilometri e un piano di sviluppo ulteriore nei prossimi 5 anni, motivo per il quale le servono 75 milioni di euro. Niente paura, c’è la Bei pronta a sganciare i primi 35 senza bisogno di garanzie, basta solo che il prestito non superi il 20% del patrimonio netto dell’azienda. Per gli altri 35 milioni occorre la garanzia di un’istituzione italiana: Ascopiave se l’è fatta dare dalla Cassa Depositi e Prestiti ma utilizza solo 10 milioni a 12 anni, per il momento non le serve di più. La pratica è stata seguita dallo studio Barel-Malvestio, pubblicità gratuita (tanto non ne hanno bisogno).

Trasferire la procedura dall’energia alla sanità non è automatico. Prima di tutto la Bei non finanzia direttamente le aziende sanitarie ma la Regione: questo non semplifica ma complica. In ogni caso bisognerà fare i conti con il bilancio di palazzo Balbi. Il secondo ostacolo viene dall’esperienza dell’ospedale all’Angelo di Mestre: tra i finanziatori del project, udite udite, c’era anche la Bei che ha sudato sette camicie per regolarizzare le procedure. Tanto per cominciare, la concessione era stata stipulata solo con il promotore senza gli istituti di credito e c’è voluta la pazienza di Giobbe per capire dove andavano collocati i rischi. A cascata sono stati adattati i capitolati tecnici e i contratti tra la società di progetto, le società di servizi e i fornitori, con l’impegno per il futuro di chiudere tutte queste partite molto tempo prima dell’avvio della gestione. C’erano da coprire i tempi morti e i costi di trasferimento dal vecchio ospedale al nuovo. Bisognava stabilizzare il flusso di cassa, per assicurare l’equilibrio finanziario della gestione nel tempo, prevedendo anche ipotesi di revoca della concessione. Tutte cose rese pubbliche dalla Bei in un convegno ad Ancona il 6 marzo dal titolo «La lezione del progetto ospedale di Mestre». Pare di capire che l’esperienza veneta non sia stata esaltante per la banca europea.

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