Il Bo come Garissa per non dimenticare

Alcuni hanno la pelle scura, altri chiara. Parlano italiano, francese, spagnolo, inglese. Lo si scopre alla fine del video, perché all'inizio nessuno parla. Lo si scopre quando gli 84 ragazzi distesi a terra come morti si alzano, e raccontano chi sono, perché sono lì. Vengono da tutto il mondo, tutti per la stessa ragione: studiare. E nella comune identità, quella di studenti universitari, si sono ritrovati per commemorare i 147 colleghi di Garissa, Kenya, uccisi il 2 aprile da fondamentalisti islamici. L’hanno fatto raccogliendo l’invito lanciato da Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group: riprodurre fedelmente la scena di morte a Garissa, circolata via Twitter e sui giornali, per renderla più vicina. Per farla capitare nel cuore di un ateneo italiano ed europeo, anziché in Africa.
Si sono distesi a terra nel cortile antico di Palazzo Bo, una delle più antiche università al mondo, in modo da ricordare con assoluta verosimiglianza i corpi degli studenti kenioti. Al posto delle colonne gialle dell’Univesità di Garissa, quelle bianche di Padova. Ci sono perfino le sedie, scaraventate a terra.
«Ci sono morti che pesano e segnano la storia» si legge in una nota congiunta di Fabrica e dell’Università padovana «e altre che passano quasi inosservate. L’attentato a Charlie Hebdo, con le sue dodici vittime, ha suscitato un’ondata mondiale di immedesimazione e di indignazione. La morte di 147 studenti a Garissa ha provocato un orrore svaporato, come un’emozione fugace, per un fatto che non ci riguarda così da vicino». Di qui l’iniziativa: un’azione teatrale, che si è tradotta in una fotografia e in un video, che ha già fatto il giro del web. La foto, spiega la nota, «riproduce in maniera quanto più simile possibile quella degli studenti morti a Garissa: vuole essere uno stimolo a riflettere, che parte da un’Università insignita della Medaglia d’Oro al valore militare per l’impegno di studenti e professori nella lotta di liberazione dal Nazifascismo». I ragazzi hanno aderito in modo spontaneo, ciascuno per ragioni diverse. Alla fine del video, tra le testimonianze, parla il rettore del Bo, Giuseppe Zaccaria: «La nostra partecipazione ha un valore simbolico molto alto: la nostra università, fino dalla sua fondazione, si è battuta per la libertà contro la tirannide e contro ogni forma di oppressione. Non può quindi non essere vicina, in questo momento, alle vittime del terrorismo e di queste azioni esecrande».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova