Il cancro non c’era, la chemio fu inutile ma innocua

piove di sacco. Se anche all’inizio c’era stato un errore diagnostico con l’individuazione di una metastasi al fegato che in realtà non c’era, la chemioterapia (durata al massimo 10 giorni o forse meno) non ha prodotto alcuna conseguenza sulla salute fisica e psicologica della cantante Marisa Sacchetto: è l’esito della consulenza tecnica firmata dal medico legale veneziano Antonello Cirnelli. Medico che era stato incaricato di valutare il caso al centro di un’inchiesta per lesioni colpose coordinata dal pubblico ministero padovano Marco Brusegan. A presentare la denuncia è stata Marisa Sacchetto, 66 anni originaria di Piove di Sacco dove vive, assistita dall’avvocato modenese Gabriele Messina. Ora spetterà al magistrato ogni conclusione.
L’artista aveva denunciato di essersi sottoposta per un lungo periodo a pesanti cure chemioterapiche che, oltre a farla ingrassare in modo considerevole, avrebbero provocato anche una forte depressione e altri disturbi così severi da impedirle di continuare l’attività canora. Insomma lo choc subito di fronte a quella notizia sarebbe stato notevole. E avrebbe avuto delle ripercussioni tali da incidere sia sulle sua psiche sia nel fisico. Al contrario secondo il consulente di parte la cantante ha vissuto un periodo molto buio, difficile e con grossi problemi fisici esclusivamente in seguito a quella diagnosi sbagliata e alle terapie conseguenti. Terapie che, nella denuncia, sarebbero state indicate come molto più lunghe rispetto a quanto rilevato dall’esperto della procura.
Nell’aprile del 2015 all’artista era stata diagnosticata una metastasi al fegato. Da qui l’indicazione di una chemioterapia che, al contrario di quanto sostenuto nella denuncia, sarebbe durata pochi giorni. Certo era stata una cura inutile poiché le masse riscontrate nel fegato erano del tutto benigne. Come rilevato nella consulenza del dottor Cirnelli, tuttavia, i disturbi lamentati – in particolare depressione e sovrappeso – sarebbero stati pregressi rispetto alla cura contro il tumore che non c’era. E dipendenti da altri fattori. Insomma la depressione risaliva al passato e altrettanto la perdita di forma fisica. La cantante, peraltro, aveva già sofferto di una patologia tumorale tra il 1992 e il 1993 ed era riuscita a superarla: ovvio che la diagnosi sbagliata l’aveva colpita nel profondo.
Ora sarà il pubblico ministero Brusegan a decidere se portare avanti l’inchiesta o meno (inchiesta senza indagati e aperta contro ignoti). La cantante ha anche avviato una causa civile con una richiesta di risarcimento all’Usl 6 di diverse centinaia di migliaia di euro. —
Cristina Genesin
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