Il catasto storico adesso è sul web

PADOVA. Quello presentato ieri nella sede della Fondazione Cariparo è il primo catasto storico on line d’Italia. Squaderna davanti agli occhi un patrimonio documentario immenso. Il prezioso raccolto viene dai catasti storici di Padova e Rovigo. Francesca Fantini d’Onofrio, direttore dell’Archivio di Stato di Padova, 25 chilometri di scaffali, prende le misure del risultato. Il volume, formato atlante, edito dalla Canova di Treviso diretta da Italo Novelli, in 245 pagine con 30 metri quadrati di illustrazioni cartografiche, mappe precise al capello, costruite grazie ad uno scanner satellitare, macchina magica messa a disposizione dalla Normale di Pisa, ha subito anche un accurato restauro cromatico. Testi e illustrazioni si riferiscono al catasto napoleonico del 1805, a quello austriaco del 1845, al catasto austro-italiano del 1852 e a quello italiano del 1873. A che cosa serve questa straordinaria banca dati? Un privato può effettuare un’indagine storica per ristrutturare la propria abitazione, consapevole di quello che c’era prima; è base per i piani di governo del territorio; rende possibile la gestione dei vincoli sul patrimonio monumentale e ambientale, serve per i piani di sviluppo agricolo, per quelli di industrializzazione, per l’urbanistica. Il catasto nasce come strumento censuario, vocato al prelievo fiscale. Nel libro che si riferisce al centro storico, attraverso un indice di 17 mila voci si individuano le cellule di questo organismo e i punti di sutura di un inesauribile lavoro di aggiornamento. Si ha anche la percezione precisa della metamorfosi del paesaggio urbano: un forno che diventa osteria e quindi negozio e poi officina. Variano le destinazioni d’uso: quante chiese in periodo napoleonico diventano caserme o magazzini! Certifica il mutamento anche la toponomastica soprattutto nel periodo dell’euforia risorgimentale: piazza delle legne prende il nome di piazza Cavour. Piazza dei Signori viene ribattezzata piazza Unità d’Italia per poi riprendere il nome originario. Sono registrati nella filigrana mappale anche i mutamenti della cinta muraria cinquecentesca, il crescente degrado dei bastioni. Insomma, il libro è un’opera-capolavoro, frutto di uno straordinario impegno nella digitalizzazione, 1000 copie di tiratura. La versione on line è più espansa, si spinge anche alla provincia, a centri come Monselice o Cittadella nel Padovano, Adria nel Rodigino, alle aree di bonifica, all’intrico della rete fluviale, alle zone depresse ma anche a quelle prospere dell’Alta.
L’apriti sesamo del sito web è www.aspd.beniculturali.it. Il link si ottiene passando attraverso il sito dell’archivio di Stato di Padova e si accede ad una miniera di informazioni e di immagini, più minute di quelle “formato atlante” della versione cartacea, ma nitide e di facile accessibilità. La Fondazione Cariparo ha investito in questa rigenerazione archivistica 500 mila euro. Ieri alla presentazione hanno partecipato la presidente della Provincia, Barbara Degani e Marina Bastianello vicepresidente della Fondazione.
Aldo C omello
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