Il Cittadella e il toro Beretta. «Spingiamo a 100 all’ora»

Jack quando incrocia il Frosinone vede rosso: «In questa partita ci è andata

bene perchè ci abbiamo creduto fino alla fine: avevamo le sensazioni giuste»

Diego Zilio
L’esultanza di Giacomo Beretta dopo la rete al Frosinone (foto Piran)
L’esultanza di Giacomo Beretta dopo la rete al Frosinone (foto Piran)

La scienza ha dimostrato che i tori non distinguono il rosso, perché i loro occhi mancano delle cellule nervose della retina capaci di riconoscere i colori. In sostanza, si scagliano contro il mantello del torero per istinto e per il movimento del bersaglio.

Ecco, non sappiamo esattamente cosa scatti nella testa di Giacomo “Jack” Beretta quando incrocia il Frosinone. Ma l’esito è lo stesso che c’è per i tori quando sono nell’arena. Se lui si trova davanti la squadra ciociara si infuria. Segnando.

Già, dopo la doppietta che le aveva rifilato l’anno scorso indossando la maglia del Cittadella, si è ripetuto sabato con un gol pesantissimo. Il settimo realizzato in carriera contro il Frosinone. Altro che mantello, la squadra di Grosso è il suo bersaglio preferito in assoluto.

«Si vede che mi porta bene, anche se ricordo che qualche anno fa, quand’ero al Lecce, ci ho perso una finale playoff per salire in B», sorride il trentenne attaccante varesino. «Nelle altre sfide, invece, mi sono quasi sempre fatto valere, compresa quest’ultima».

Il fatto che la rete sia arrivata nel recupero le dà un significato particolare, perché nel recente passato gli ultimi minuti dei match erano risultati fatali ai granata.

«Diciamo che in questa partita ci è andata bene. Ci abbiamo creduto sino alla fine e abbiamo ottenuto tre punti importantissimi contro una bella squadra. Io sono contento per il gol e per i miei compagni, che se lo meritavano. Questa vittoria deve darci morale per continuare a spingere a 100 all’ora, come facciamo sempre».

Che il gol sapesse di liberazione si è visto dalla sua esultanza in stile Tardelli dopo la rete alla Germania nella finale del Mundial spagnolo, con tutti i compagni a piombarle addosso...

«Ah beh, è stata un’emozione indescrivibile. Il gol per un attaccante è tutto e quando arriva così è ancora più bello. Quell’abbraccio sta a dimostrare quanto siamo “una squadra”: è fondamentale esserlo, altrimenti i risultati non arrivano. Ma noi lo abbiamo inseguito fino all’ultimo e siamo stati premiati. Quel che posso dirvi è che in campo ci guardavamo negli occhi e vedevamo le sensazioni giuste nei nostri volti».

La settimana prossima, in casa della capolista Reggina, oltre a Del Fabro in difesa dovrebbe rientrare Asencio al centro dell’attacco, riappropriandosi del posto in campo dopo la squalifica. Il suo gol vale, però, come una candidatura.

«Vedremo, questo lo decide il mister. Io non posso che dare il massimo negli allenamenti per provare a convincerlo. Quel che posso dire è che mi sento benissimo a livello fisico. E, comunque, ha poco senso guardare la classifica a questo punto della stagione».

Nell’ultimo spicchio di gara Gorini ha puntato sulle due torri, lei e Magrassi, la coppia di attaccanti più fisica della rosa.

«Andrea è qui da poco ma ha già capito i nostri movimenti, è un ragazzo intelligente. Lo ringrazio per l’assist che mi ha fornito».

Un altro compagno merita una menzione speciale: Kastrati. Contro Caso e compagni si è rivelato a dir poco superlativo con almeno due uscite basse da fuoriclasse.

«Lui si fa sempre trovare pronto. Quest’anno è particolarmente importante che ci riesca, perché con tante le squadre attrezzate per puntare alla promozione i pericoli aumentano».

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