Il cortile del Bo torna a splendere con i suoi stemmi

Spesi oltre due milioni di euro: maggiore illuminazione e rete anti-piccione. Decisivo il contributo della Cariparo
BARSOTTI - CORTILE ANTICO DEL BO RESTAURATO
BARSOTTI - CORTILE ANTICO DEL BO RESTAURATO

Nel Trecento era una locanda, si chiamava «Hospitium Bovis», una manciata di casupole. Nel 500, il secolo d’oro della Scienza, la Serenissima compra l’albergo e lo trasforma nel cuore dell’Università: un quadrato con doppio portico, una grande torre che rintocca l’inizio delle lezioni, un grande architetto, quell’Andrea Moroni che crea anche lo spazio che fa da specchio al Bo, il cortile pensile del Comune. Fu anche un’operazione di immagine in un momento di svolta dello Studio Patavino.

Ieri, l’inaugurazione del cortile restaurato dopo oltre un anno di impacchettamento cantieristico e da questa celebrazione emergono come isole incantevoli dalla schiuma del mare: la bellezza dell’opera d’arte con gli oltre 1000 stemmi lapidei delle nationes, accuratamente restaurati; il valore di un percorso che racconta secoli di storia e poi la musica sublime dei Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone: Tartini, Vivaldi, Salieri, Ponchielli. Note che riempiono la bomboniera del cortile arredata come una torta con la coreografia dei quattro stendardi con il bucranio, uno per lato.

Il sindaco Ivo Rossi racconta di una lettera dell’ambasciatore d’Italia in Russia che vicino alla firma scrive «Laureato al Bo»; il Bo in passato e oggi fulcro di formazione per giovani provenienti da tutto il mondo. Sempre “en passant”, Rossi annuncia che in mattinata ha firmato con Zaia l’accordo per il nuovo polo ospedaliero. Il rettore Giuseppe Zaccaria nota che questo monumento cittadino ha il valore comunicativo del Salone o della basilica del Santo, è uno di quelli che connotano fortemente la città, che ne arricchiscono l’identità. Il restauro è stato possibile grazie al contributo della Fondazione Cariparo.

Il presidente Finotti dice che questo recupero è essenziale, darà più forza alla città, sarà una bandiera anche per chi studia, insegna, fa ricerca. I costi: circa 2 milioni e duecentomila euro, la maggior parte a carico della Fondazione, ma hanno contribuito anche il Comune e l’Ateneo. Oltre alle pietre, agli sbalzi, ai ceselli che sono diventati nitidi e lucenti come appena incisi, c’è un superbo impianto di illuminazione e una rete anti-piccione che sembra un rammendo invisibile.

E’ intervenuto il ministro Flavio Zanonato. Un discorso affettuoso e commosso, il suo. «Potrei fare il nome e i cognome di gran parte dei presenti – ha detto – Non riuscirei mai a rinunciare al patrimonio di conoscenze e di amicizie che la mia città mi ha regalato». Il ministro ha anche parlato della singolarità padovana di due fuochi della città collocati uno in faccia all’altro: Palazzo Moroni, macchina amministrativa e politica e l’Università centro dei saperi. Questa contiguità ha favorito collaborazione e amicizia: «Quante volte ho telefonato al Rettore per prender il caffè insieme ed erano incontri che favorivano la collaborazione tra istituzioni».

Aldo Comello

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