Il crudele destino di due gemelli

TOMBOLO. Enrico e Alberto, i gemelli Vighesso e una storia di vite durate troppo poco. Enrico morì in una notte d’inverno, a fine gennaio, 13 anni fa. Aveva 25 anni, era il leader - voce e chitarra - dei Mute, gruppo punk ispirato alle sonorità anni ’70. Il gemello Alberto lo ha raggiunto la scorsa notte, in un cortocircuito drammatico del destino. Ma anche il terzo componente della band, Alessandro Zilio, è scomparso prematuramente. Cantavano di pazzia, disagio giovanile e sociale, amore e delusioni affettive, solidarietà e fratellanza, e poi il pezzo più celebre, “No place to go”, che racconta la noia e ciò che ci si aspetta, dopo la morte. Ad Enrico e Alessandro, Alberto decise di dedicare l’album “Venal”, uscito nel 2014 dopo anni di gestazione. Un modo per ricordarli, un modo per dare senso e continuità alla loro arte. Le circostanze della morte di Enrico furono angoscianti: la sorella Annagioia lo trovò nel giardino della villetta di famiglia, in via Pasubio, al confine con il comune di Galliera. Vicino a sè aveva un libro, che forse il giovane aveva letto poco prima di morire. Enrico era uscito la sera prima, i suoi genitori stavano aspettando il suo ritorno, che non ci sarebbe più stato. Il suo corpo senza vita venne trovato in mezzo a un cespuglio, nel giardino dell’abitazione. Dall’ospedale di Cittadella partì un’ambulanza a sirene spiegate, ma, una volta giunto sul posto, il medico non potè fare altro che constatare il decesso: il corpo era già rigido, la morte risaliva a tre ore prima del ritrovamento. Le ricostruzioni successive accertarono che la morte si era verificata per una congestione. (s.b.)
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