Il “dottor dog” spopola a Pediatria

Sono raddoppiati gli interventi: ogni giovedì circa venti piccoli pazienti avvicinano un animale, lo accarezzano, ci giocano

PADOVA. Le prime esperienze, pionieristiche per l’epoca, sono iniziate più di vent’anni fa, grazie alla dedizione del dottor Carlo Moretti: «Era il 1996», racconta Maria Cristina Zanella, referente dell’associazione Gioco e Benessere in Pediatria, «e la pet therapy non era conosciuta com’è adesso. Poi l’attività è stata sviluppata nel tempo e nel 2016 è nato Pet Ped, il primo progetto dedicato alla pet therapy, realizzato in collaborazione con Stefania Acquesta e l’associazione Pet Project: ora l’appuntamento fisso è il giovedì pomeriggio, e per i bambini ospedalizzati è uno dei momenti più belli in assoluto».

Inizialmente partecipavano da sei a otto bambini, di età compresa fra i 3 e gli 11 anni. Le richieste, però, hanno indotto gli operatori ad allargare il target fino all’età adolescenziale: oggi i piccoli pazienti sono in media da 15 a 20. Un operatore passa dai vari reparti spargendo la voce e i piccoli accorrono insieme alle mamme. «L’incontro», continua Zanella, «prevede una parte di presentazione, durante cui il coadiutore presenta l’animale ai bambini. Poi segue la fase di avvicinamento, con i giochi: uno dei più usati si fa con un “conetto”, sotto cui vengono posti dei croccantini. Il cane esce dalla stanza e quando rientra c’è il conetto, che nasconde il cibo all’interno: il cane deve trovarlo, senza aiuti esterni. Ovviamente per un bambini è difficilissimo trattenersi e il gioco è sempre molto divertente. La terza parte prevede il contatto vero e proprio: i bambini possono accarezzare i cani, spazzolarli, dare loro del cibo. È sempre molto emozionante, perché dei bambini spesso cupi, tristi, che soffrono non solo il dolore fisico, ma anche l’isolamento dell’ospedale, ritrovano un momento di gioia e di spensieratezza».



Il progetto è curato nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso: i coadiutori sono tutte persone formate e seguono le linee guida ministeriali, gli animali sono preparati ed educati ad affrontare l’esperienza, e le attività vengono organizzate insieme ad una psicoterapeuta specializzata in pet therapy, Maria Montanaro. «L’obiettivo di Pet Ped», spiega la dottoressa Montanaro, «è quello di promuovere il benessere del bambino ricoverato, cercando di umanizzare l’ambiente dove si trova e anche di migliorare la sua autostima. L’attività è aperta a tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni: i più stanno affrontando una lunga degenza, che nel bambino può comportare ansia, paura, apatia, a volte rabbia. Gli interventi assistiti con animali portano un contributo diverso rispetto ad altre coterapie, perché l’animale è vivo e catalizza le attività sociali. I risultati vengono costantemente monitorati, e la soddisfazione espressa da pazienti e famiglie è assoluta».

Pet Ped ha due grandi anime: l’associazione Gioco e Benessere in Pediatria, che promuove e finanzia il servizio, e l’associazione Pet Project di Teolo, che si occupa di pet therapy da oltre dieci anni, collezionando esperienze di successo non solo in ospedale, ma anche nelle scuole, tra gli anziani, al fianco di persone con patologie psichiatriche o motorie. «Si lavora al fianco del singolo, con un percorso cucito sulla persona, oppure con piccolissimi gruppi», spiega Stefania Acquesta, fondatrice di Pet Project, «e sempre nel rispetto dell’animale, del quale va garantito il benessere. Le linee guida nazionali prevedono il coinvolgimento di cane, cavallo, asino, gatto e coniglio. Noi lavoriamo anche con furetti e porcellini d’India. Stiamo raccogliendo materiale scientifico da consegnare all’Istituto Zooprofilattico, per dimostrare la validità dei risultati ottenuti».
 

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