Il figlio polesano segreto di Carducci
Dall'amore con Lidia nacque il giornalista Giorgio Piva

Gino Piva (1873-1946)
ROVIGO.
Il poeta Giosuè Carducci aveva un figlio illegittimo, nato dalla relazione con la sua amante, Carolina Cristofori Piva. Lei era la «Lidia» cui il poeta bolognese scrisse centinaia di lettere appassionate ed eternata nelle «Odi Barbare». Dal loro rapporto - rileva il volume «Il Leone e la Pantera, Lettere d'amore a Lidia», curato da Guido Davico Bonino per Salerno Editore - nacque Gino Piva, poeta e giornalista polesano, inviato per «Il Resto del Carlino» sul fronte della Grande Guerra. Il segreto della paternità di Gino Piva sta appunto in 90 lettere restaurate delle circa seicento che tra il 1872 e il 1878 si scambiarono il premio Nobel e Carolina Cristofori. Molte erano state «ripulite» in vista dell edizione nazionale dell'epistolario carducciano (1938-68). A restituirne il valore originario c'è ora la riedizione di novanta di esse, ne «Il leone e la pantera». Riportate al testo originario, le missive lasciando ben intendere, secondo Davico Bonino, che Gino fosse proprio figlio del poeta. «Ora poi c'è il bambino. Il quale io amo... ed ero moltissimo felice che tu fossi madre», scrive Carducci il 16 marzo 1873. E due mesi dopo, il 18 maggio: «Una delle mie infelicità è di non poterlo allevare io quel bambino e mostrarlo a tutti per mio». Una figura importante e suggestiva quella di Gino Piva (1873-1946): sindacalista, giornalista, politico, poeta. Socialista della prima ora e organizzatore di scioperi tra i braccianti del Polesine, fondatore e direttore di giornali rossi - si firmava con lo pseudonimo di Remengo (vagabondo) per sfuggire alle denunce - aderì via via alle posizioni del socialismo riformista e democratico, schierandosi in favore dell'impresa di Libia e della Grande Guerra. Un interventista democratico, insomma, che entrò in polemica con i massimalisti del Psi ma non aderì mai al fascismo. Memorabili le sue corrispondenze del fronte, fu socio dell'Accademia dei Concordi di Rovigo. Fino a concludere la sua esistenza a Vetrego di Mirano, in una vecchia casa padronale dove trascorse gli ultimi anni insieme alla governante, la signora Maria Mistron. La salma riposa a Rovigo.
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