Il ginecologo Litta rinviato a giudizio per 250 euro incassati in nero

Padova, respinta ogni accusa sulle liste di attesa abbreviate. Il processo si svolgerà il 13 aprile 2021



PADOVA. Sarà processato il 13 aprile davanti al tribunale di Padova per peculato e truffa aggravata il professor Pietro Litta, 68enne pugliese originario di Carosino (Taranto),residente a Venezia e domiciliato a Padova, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia pelvica mininvasiva dell’Azienda ospedaliera.

La sua colpa? Aver incassato “in nero” 250 euro da una paziente che aveva fornito un nominativo falso rifiutando la ricevuta fiscale. La paziente era la giornalista della trasmissione di RaiUno “Petrolio”, Francesca Biagiotti che, fornendo un nome fasullo, si era sottoposta a una visita con una telecamera nascosta e il video era stato trasmesso denunciando il malaffare nella sanità.

IL 12 novembre la decisione del gup Elena Lazzarin che, con un articolato provvedimento, ha respinto la richiesta della difesa di proscioglimento (il professor Alberto Berardi) ritenendo necessario un “vaglio processuale”. E ha accolta l’istanza della procura. Con delusione del professor Litta presente all’udienza. In aula costituiti parte civile l’Azienda ospedaliera (avvocato Luciana Puppin) e la Regione Veneto (l’avvocato Tonon) mentre l’Università di Padova (avvocato Riccardo Borsari) era presente nella veste di parte offesa.

Il video viene trasmesso la sera del 13 gennaio 2018 durante la trasmissione “Petrolio” condotta da Duilio Gianmaria e dedicata ai 40 anni del Servizio sanitario nazionale. La ricostruzione fa ventilare un caso di concussione o corruzione con il pagamento di bustarelle per ridurre i tempi di un intervento. Di quella presunta contestazione non è rimasta alcuna traccia nel capo d’accusa. Il 17 novembre 2017 la giornalista aveva prenotato una visita con il professor Litta, candidato a un importante concorso e poi “rovinato” dal guaio giudiziario. Poi aveva saldato il conto, preferendo non mostrare la tessera sanitaria e pagando in contanti senza ricevuta.

La visita si era svolta nella Clinica Città Giardino, convenzionata con l’Azienda ospedaliera (i medici-dipendenti, se autorizzati, potevano svolgere nella struttura attività privata).

Tuttavia in quel periodo la convenzione era scaduta e la difesa di Litta ha sempre sostenuto che la questione era un problema della Clinica privata, non del medico. Dopo la messa in onda del programma, scatta l’inchiesta giudiziaria.

Litta finisce indagato per truffa aggravata e peculato. Viene perquisito a casa, in ospedale e nella Clinica dove svolgeva attività privata. Centinaia di sue pazienti vengono convocate in procura e interrogate: tutte lo difendono a spada tratta mentre la documentazione delle visite da lui effettuate negli ultimi anni viene passata ai raggi X. Nei confronti del medico una raffica di contestazioni. È accusato di aver svolto tra il giugno e ottobre 2017 alcune visite regolarmente fatturate durante l’attività extra moenia (privata) senza che, però, ci fossero i requisiti: era scaduta la convenzione tra la Clinica Città Giardino e l’ospedale.

Secondo la procura, pertanto, in quelle ore Litta avrebbe dovuto essere al lavoro in ospedale. Il professor Berardi ha replicato che nessuno aveva informato il suo assistito della convenzione scaduta.

Ancora, il 15 dicembre 2016 Litta avrebbe eseguito una visita con isteroscopia non indicando l’esame diagnostico: la paziente aveva pagato solo 230 euro della prestazione e non 500,19 dell’esame facendo perdere soldi alla sanità pubblica. Nessuna furbata, ha ribattuto l’avvocato Berardi, solo una dimenticanza. Il medico avrebbe incassato ben 400 euro di quei 500 euro in quanto si trattava di una visita privata. Contestate le visite avvenute il 19 giugno 2017 (la paziente è una collega che non aveva pagato) e il 27 novembre 2017 (quattro donne): il ginecologo avrebbe visitato privatamente incassando l’intero ammontare mentre una quota sarebbe dovuta andare all’Azienda ospedaliera. Ricostruzione contestata dal legale: la convenzione (scaduta) imponeva alla struttura privata di trasferire la quota dovuta all’ente sanitario. E le visite private svolte in orario di lavoro? «Il mio assistito ha svolto in media un centinaio di ore straordinarie non pagate» ha tagliato corto in aula il difensore. Di fronte al danno contestato di 700 euro, Litta aveva offerto 40 mila euro di risarcimento. L’avvocato ha fatto notare che le dichiarazioni dei redditi del professore (nel periodo 2016- 2018) oscillavano fra i 350 mila euro e i 400 mila. Perché una truffa da pochi spiccioli? La risposta spetterà al tribunale. —


 

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