Il lago di Vescovana portato in dote alle “nozze di Stato” tra Cunizza e Azzo II

L’immensa area della Corte Elisina passa di mano nel 1026 Ezzelino devasta tutto nel 1249. La rinascita con i veneziani
Vescovana (PD), 19 luglio 2019. Vedute di Vescovana per articolo di Jori. Nella foto: l'esterno di Villa Pisani Bolognesi Scalabrin in notturna.
Vescovana (PD), 19 luglio 2019. Vedute di Vescovana per articolo di Jori. Nella foto: l'esterno di Villa Pisani Bolognesi Scalabrin in notturna.

francesco jori

Gli ingredienti per un romanzo giocato sul sangue blu ci sono tutti; solo che è storia. Alle radici di Vescovana, così come oggi la conosciamo, c’è un sontuoso matrimonio celebrato nel 1026 tra due esponenti del jet-set dell’epoca; nozze combinate per ragioni geopolitiche, si sa, come (quasi) tutte quelle delle grandi case nobiliari, da che mondo è mondo. Ma uno sposalizio che comunque fa parlare non solo per il lignaggio delle famiglie coinvolte, ma anche per le caratteristiche dei due sposi. Lei è un’avvenente bionda teutonica, si chiama Cunizza, è figlia di Guelfo II, conte di Artford e signore di Ravensburg, in Svevia, duca di Baviera e di Sassonia, dunque uno dei notabili più in vista del mondo tedesco dell’epoca. Lui è Alberto Azzo II d’Este, capostipite di una famiglia forse anch’essa di origine germanica, che pianta le proprie radici a Este, che nei secoli successivi darà vita prima a Ferrara e quindi a Modena e Reggio Emilia a una delle più prestigiose corti a livello internazionale. Dal matrimonio nascerà Welf IV, in italiano Guelfo, che fonderà l’omonimo partito destinato a schierarsi dalla parte del Papa, contrapposto a quello dei ghibellini (weiblingen) che invece parteggiano per l’imperatore.

Nella cospicua dote che la sposa porta con sé figura anche la cosiddetta Corte Elisina, un vastissimo feudo che ha come centro Solesino, da cui prende il nome, ma che comprende anche un’ampia area della Bassa padovana, tra cui Vescovana.

L’antico abitato

Il nucleo più antico del paese si trova a nord, in direzione di Granze, nell’area della primitiva chiesa parrocchiale di Santa Cristina, della quale si fa menzione in una decima papale del 1297. Ma quando il sacro edificio viene abbandonato e il titolo ad esso assegnato passa alla parrocchiale della vicina Granze, il centro abitato di Vescovana si sposta più a sud, in un’ansa tracciata dalla Fossa Lovara, oggi Santa Caterina: l’odierno comune viene da lì, mentre in direzione dell’Adige, verso sud, si estende all’epoca una vasta palude chiamata Lago di Vescovana, abitata solo da poche famiglie di pescatori. Il Duecento risulta un secolo particolarmente turbolento, soprattutto a causa dello scontro tra i marchesi d’Este ed Ezzelino da Romano, che dopo aver occupato Padova e posto la città sotto il proprio controllo, vuole espandersi a sud. Così nell’intera zona, Vescovana compresa, sorgono torri e rocche, e la Bassa diventa teatro di guerra. Ne paga le spese il centro abitato, in cui nel 1249 entrano le truppe di Ezzelino, distruggendo fortificazioni e saccheggiando case.

la pace serenissima

Il Trecento non è da meno, con il conflitto che scoppia stavolta tra Padova (la quale, tolto di mezzo Ezzelino, ha ripreso il controllo del territorio, mentre gli Estensi hanno da tempo traslocato a Ferrara, prendendo il dominio della città) e la Serenissima. Quest’ultima nel 1405 la spunta, e da lì in avanti molte delle sue famiglie patrizie scelgono il Padovano come fonte di investimento, acquistando grandi proprietà terriere, sulle quali si fanno costruire magnifiche ville. Tocca anche a Vescovana, che peraltro pesca una delle carte più fortunate del mazzo: nel 1468 uno dei casati di maggior lignaggio e più consistente patrimonio della Repubblica, quello dei Pisani, acquista un migliaio di campi dell’ex corte Elisina, confiscati da Venezia ai legittimi proprietari, discendenti degli Estensi, e messi all’asta per finanziare i serenissimi conti pubblici. È gente che viene da lontano, addirittura dai tempi di Pipino, figlio di Carlo Magno: il quale intorno all’800 caccia dalle loro terre toscane i conti di Murena, dalla cui famiglia sono usciti anche dei governatori di Pisa.

(92, continua)



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova