Il legale Gregio si difende nel processo a Milano contro il Madoff italiano
È inciampato in un’inchiesta su una maxi-truffa finanziaria per motivi professionali. Da avvocato “arruolato” per fornire consulenze civilistiche e commerciali, a imputato per associazione a delinquere finalizzata a raggiri nei confronti di banche (tra cui JP Morgan, Banca Nazionale del lavoro, Russian Agricoltural Bank, Ubi Banca) e società finanziarie (Pirelli e Cspa, Simgest Sim spa, Fiduciaria Orefici). Raggiri per un totale di almeno 60 milioni di euro. Ma l’ultima udienza (in ordine di tempo) del processo nel quale l’avvocato padovano Mario Gregio si ritrova imputato (processo in corso davanti alla seconda sezione del tribunale di Milano) è stata l’occasione per definire il proprio ruolo esclusivamente professionale. E tracciare il perimetro, netto e chiaro, dalle pesantissime accuse che lo hanno coinvolto nell’inchiesta di cui è protagonista il cosiddetto Madoff della Bocconi, il “prof” Alberto Micalizzi, autosospeso nel 2011 e poi sospeso dall’ateneo privato nel 2013, già arrestato. Micalizzi è chiamato a rispondere di aver messo in piedi un’organizzazione criminale specializzata nel raggirare investitori istituzionali grazie a falsa documentazione bancaria e a società in paradisi fiscali come il Delaware. Investitori nei fondi gestiti da Micalizzi che, secondo l’accusa, ha gabbato tutti. Compreso di fatto l’avvocato Gregio (difeso dal professor Giovanni Caruso e dall’avvocato Giovanni Lamonica) trascinato in una vicenda processuale che gli era costata anche nel 2014 la misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte alla settimana. Davanti ai giudici il legale padovano ha voluto essere interrogato. E ha spiegato che era stato contattato da Micalizzi per seguire delle questioni commerciali: tutto dimostrato da carte ufficiali e incarichi professionali. Una normale attività svolta da un legale nei confronti di un cliente. L’altro padovano coinvolto nella vicenda è Giovanni Faliva di Loreggia (difensore l’avvocato Roberto Boev), accusato di aver adempiuto a una serie di indicazioni di Micalizzi, in particolare di eseguire bonifici per un totale di 61 milioni di euro in favore di conti correnti (accesi in Italia e all’estero) di alcuni indagati. Di nuovo in aula il 16 luglio. —
Cristina Genesin
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova