Il lungo filo tra Hemingway e il Veneto

I suoi soggiorni, le sue predilezioni in una mostra fotografica a Venezia
Ernest Hemingway a caccia
Ernest Hemingway a caccia
«Il Veneto di Hemingway», la mostra fotografica inaugurata all'Istituto Veneto e a cura di Gianni Moriani, ci offre immagini inedite, nuove, a volte intime, altre eroiche, dell'uomo e dello scrittore. Immortalato con un fucile tra le mani mentre in barca attraversa le acque della laguna di Caorle nel '48, con lo sguardo attento del cacciatore; seduto all'Harry's Bar intento a sorseggiare un Martini Dry. Oppure immagini della sua camera, immersa nella luce lagunare dell'isola di Torcello e allestita in studio, dove trascorse nel novembre del 1948, insieme a Mary, la sua compagna, «uno dei periodi più felici della vita». O anche quando salta giù da una gondola per fermarsi sui gradini dell'Hotel Gritti; «la nostra casa», annoterà più tardi. Oppure quando tra la folla del mercato di Rialto scrive su un taccuino i nomi di pesci a lui sconosciuti e si intrattiene a parlare con un venditore ambulante perché è incuriosito dalla sua storia. Seguono i momenti con Fernanda Pivano, la traduttrice di Addio alle armi; le immagini dei party mondani del Lido di Venezia negli anni cinquanta; un viaggio con auto decapottabile tra le Dolomiti. Sette sale in tutto che narrano, certamente attraverso le foto, ma anche attraverso piccoli oggetti di vita quotidiani, taccuini, amuleti africani e una pelle di leopardo, la lunga storia tra Hemingway e la terra del Veneto. Una storia che inizia quando Ernest Hemingway, giovane e sconosciuto, appena dopo la guerra arriva a Schio come volontario della Croce Rossa americana. Poi, nel 1923 si troverà per la prima volta a Cortina, ma vi ritornerà nel settembre del 1948 e farà amicizia con Federico Kechler, che lo inviterà a caccia nelle sue residenze friulane. Così cresce l'attenzione dello scrittore per un paesaggio che diverrà l'ambientazione di molti racconti e qualche romanzo. E in un passo, forse inaspettato, di Di là dal fiume e tra gli alberi, scriverà anche di Mestre. E si scopre anche che nello stesso romanzo, nel personaggio di Renata, è ritratta Adriana Ivancich, una giovane donna veneziana che frequenterà intensamente nei sui soggiorni. E di cui molte foto ritraggono la complicità.  Nello stesso periodo scopre la cucina veneta e il vino, soprattutto il Valpolicella e l'Amarone. Infine si arriva alle foto dell'ultimo periodo, siamo nel 1954, quando Hemingway, che nel frattempo ha già vinto il Nobel per la letteratura e nel '52 ha pubblicato Il vecchio e il mare raggiungendo la gloria, si rifugia a Venezia: alloggia al Gritti, ferito gravemente dopo un duplice incidente aereo in Africa. E ai giornalisti che lo accolsero disse: «Sono tornato in questa città per curarmi con gli scampi e il Valpolicella». Da Venezia partirà il 6 maggio del 1954 e non vi farà più ritorno. Ma con la città lagunare e la sua regione conserverà un profondo legame, che lo porterà a dire: «Sono un vecchio fanatico del Veneto». L'ultima sorpresa della mostra sono sei foto scattate dallo stesso Hemingway a Caorle, che restituiscono, forse più delle altre, lo sguardo e la sensibilità con cui lo scrittore si percepisce questa terra.

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