Il misterioso colle prima fortificato e poi consacrato a Santa Giustina

francesco jori
Comunque in alto: che si tratti di un colle o di un cielo, Santa Giustina si è conquistata un posto di rilievo, che prescinde dalla disputa sul significato del suo nome. C’è chi lo vuole agganciato all’antica esistenza di un’altura medioevale a sua volta ricavata da una fortificazione di epoca romana, e sulla quale sarebbe sorta la vecchia chiesa parrocchiale pomposamente chiamata “caput mundi” (e della quale un ricordo comunque è rimasto, visto che una strada del paese si chiama ancor oggi Via Caodelmondo). In realtà a capo sì, ma del piccolo mondo rappresentato dagli insediamenti sparsi nella campagna, i cui abitanti ci arrivavano la domenica e le feste comandate per la messa. E c’è invece chi controbatte che il nome sia una derivazione dal latino “Sancta Justina in coelo”, con riferimento alla martire uccisa a fil di spada a Padova nel 304 dopo Cristo per aver professato la propria fede, e diventata un punto di riferimento per la chiesa diocesana.
Ma al di là della disputa toponomastica, resta il fatto che il paese è di origini antiche, come tutti quelli della zona dell’Alta padovana interessata dalla centuriazione romana con cui si assegnano terre ai reduci di guerra. D’altra parte, il territorio di suo si trova in una condizione favorevole, per la presenza di due significativi corsi d’acqua come il Tergola e il Vandura. Le calate dei barbari, nella seconda metà del primo millennio dopo Cristo, non lo risparmiano: è zona attraversata da ripetute guerre e scorrerie, come prova anche l’esistenza di un castello che attorno al Mille viene rinforzato dal suo proprietario dell’epoca, il conte Tergola.
lo sciopero delle tasse
Rimane comunque un centro di una certa rilevanza, come dimostrato dalla presenza di una chiesa col ruolo di pieve, dalla quale dipendono le altre chiese dell’area circostante; ma si tratta di un benefit (amministrativo, oltre che spirituale) che viene a perdere nel 1138, per una questione tipicamente di conflitto di interessi: il vescovo di allora possiede un castello nella vicina San Giorgio delle Pertiche, per cui decide di trasferire lì anche la pieve, col risultato che la chiesa di Santa Giustina diventa di serie B. Sarà forse anche per una sorta di rappresaglia, o di protesta fiscale ante litteram, che a fine Duecento le cronache riferiscono della clamorosa scelta del parroco prete Guglielmo, e del suo collaboratore prete Enrico, che si rifiutano di pagare le dovute decime: un vero e proprio sciopero delle tasse.
Intanto si è venuta sviluppando la frazione di Fratte, nome derivato probabilmente da “fracta”, cioè un luogo abitato costruito accanto a un’area fortificata: il primo documento ufficiale che ne parla è datato 29 aprile 1085, in occasione della donazione di una masseria, mentre la locale chiesa di San Giacomo è menzionata in una decima papale del 1297. Ma anche in questo caso le origini dell’abitato vanno retrodatate di parecchio, sempre in epoca romana, come dimostrano diversi rinvenimenti effettuati in occasione di scavi nelle località Castellaro e Borghetto.
fratte frazione dal 1816
Da rilevare che i due centri, Fratta e Santa Giustina in Colle, rimangono realtà separate anche dal punto di vista amministrativo fino al 1816, quando il governo austriaco decide di unificarle facendo della seconda una frazione della prima.
Va anche sottolineata la forte religiosità popolare della zona, che si è espressa in piccoli ma suggestivi luoghi di culto, come la chiesetta della Madonna della Mercede in località Maggion, l’oratorio dedicato a San Francesco a Tremarende, e quello di Ognissanti a Fontane Bianche.
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