Il mondo dal punto di vista dei cani Così Erwitt ironizza sull’uomo

treviso
L’effetto sorpresa è meglio di una posa, quando il soggetto inquadrato è un cane. Perché le espressioni dei migliori amici dell’uomo sono cariche di forte spontaneità e, con il loro atteggiamento naturale e irriverente, fungono da perfetto contraltare alla pomposità e alla ricercata compostezza dei loro padroni. Da questa osservazione Elliott Erwitt, uno dei grandi maestri della fotografia mondiale di tutti i tempi, dedusse che «i cani sono come gli umani, solo con più capelli»: frase pronunciata durante un’intervista e diventata il titolo di una mostra che, dal 22 settembre al 3 febbraio, propone alla Casa dei Carraresi di Treviso una straordinaria selezione di fotografie dedicate a questo tema.
Un percorso espositivo (curato da Marco Minuz e organizzato da Suazes con la collaborazione di Fondazione Cassamarca di Treviso e Magnum Photos), che spazia dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri e che documenta la profondità, l’ironia e l’acutezza del lavoro fotografico di Erwitt, caratterizzato da uno stile inconfondibile, rigorosamente in bianco e nero.
Un altro punto di vista
In esposizione immagini realizzate esclusivamente dal punto di vista dei cani, colte ponendo l’obiettivo proprio alla loro altezza, tanto che il paesaggio è spesso solo uno sfondo sfuocato e anche ai loro padroni è concesso solo lo spazio di un piede o di un polpaccio.
I protagonisti assoluti sono sempre i cani, che saltano o si mostrano sorpresi, con espressioni particolarmente buffe che durano un solo istante, e che l’occhio umano potrebbe anche non notare, ma che restano fissate in foto sorprendenti: pose ottenute con rumori improvvisi o urla dello stesso fotografo per scatenare reazioni da ritrarre. Per comporre una galleria di salti, ringhi e latrati che per il fotografo sono riflessi inconsapevoli delle abitudini degli uomini: tema cui la mostra dedicherà anche alcuni eventi collaterali. —
Marina Grasso
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