Il monsignore di Sant'Antonio che cercava voti per Lupi

Monsignor Francesco Gioia, ex delegato pontificio della Basilica del Santo, intercettato al telefono con due arrestati, mentre si attivava per il ministro, alle europee
MONESTIER - CONCERTO AL SANTO - MONS. FRANCESCO GIOIA MONESTIER - CONCERTO AL SANTO
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PADOVA. L'ex delegato pontificio per la Basilica del Santo a Padova, monsignor Francesco Gioia, si attivò al fine di reperire voti per le europee in favore di Maurizio Lupi. È quanto scritto nelle richieste di misure cautelare dei pm di Firenze, dove viene riportata una serie di conversazioni tra il prelato e due degli arrestati, Francesco Cavallo e Stefano Perotti. Il 2 maggio 2014 Gioia, parlando con Cavallo, «si esprime nel seguente modo: "Mi dovete far sapere chi porta il capo per le europee, perché io non so nulla ancora. No ma è urgente che ce lo diciate perché, se devo poi avviarmi per alcuni istituti religiosi del mio entourage, no?, per segnalare».

Cavallo, aggiungono i pm, «si riserva di far giungere al suo interlocutore le indicazioni richieste». Monsignor Gioia è citato nelle carte anche per una «richiesta insistentemente avanzata a Perotti Stefano, Cavallo Francesco e Incalza Ercole, tesa ad ottenere un intervento degli stessi per reperire, in favore del proprio nipote, un incarico lavorativo "a tempo indeterminato" ed in un preciso ambito territoriale» e per aver sponsorizzato un imprenditore, Luca Navarra, della Italiana Costruzioni, che ottiene un appalto per la costruzione del Palazzo Italia a Expo. «Non sono stati acquisiti elementi univoci - annotano comunque i pm - che indichino che il peculiare rapporto in atto tra i referenti della suddetta impresa (i fratelli Navarra) e Gioia Francesco abbia avuto una specifica attinenza con la presente vicenda»

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