«Il permesso premio andava concesso»

Ribaltata la decisione della procura per due detenuti: «Deleterio interrompere la rieducazione»

Il tribunale di Sorveglianza di Venezia concede il permesso premio a due detenuti, ribaltando la decisione della procura di Padova che aveva stoppato il provvedimento già deciso dal tribunale di Sorveglianza padovano. Però tra un ricorso e l'altro la settimana di vacanza a Cervinia, in Valle d'Aosta, in un hotel a tre stelle dal 21 al 28 luglio è già passata e loro sono rimasti in cella.

Gianni Piras è un ergastolano sardo condannato al "fine pena mai" e aveva già goduto di cinque permessi premi tutti andati a buon fine; Rino Poletto è un trentino condannato a 15 anni e mezzo di reclusione. Tutti e due erano finiti sul banco degli imputati per omicidio: il primo, coinvolto nella faida di Siurgus Donigala, è stato ritenuto responsabile dell'omicidio di un allevatore; il secondo assassinò la moglie a Canova di Gardolo nel 2006.

La vacanza era stata però ritenuta «inopportuna» dalla procura di Padova.

L’intenzione di portare i due detenuti in Val d’Aosta era stata preannunciata al tribunale di Sorveglianza con una lettera inviata il 12 giugno e firmata dal presidente di "Officina Giotto" Nicola Boscoletto; nella richiesta si specificava che alcuni operatori del consorzio Giotto partecipavano alla vacanza organizzata da Comunione e Liberazione di Padova a Cervinia, ritenendo di estendere l'invito ai detenuti impiegati presso le cooperative come momento formativo e di arricchimento all'interno del percorso di inserimento lavorativo. Il sì alla vacanza era stato firmato dal magistrato Linda Arata il 15 luglio, ma il reclamo del pm Federica Baccaglini è stato firmato il giorno successivo: così i due detenuti sono stati bloccati e rimasti in carcere.

«Sono molto stupito dalla compostezza e dalla maturità con cui i due detenuti hanno risposto ad una decisione incompresibile e per molti dolorosa. Ma per fortuna basta avere solo pazienza e le cose buone presto o tardi arrivano. Un segno concreto che queste persone oggi hanno anche qualcosa da insegnare», dice Nicola Boscoletto, presidente del consorzio Giotto.

Nelle motivazioni del tribunale di sorveglianza, si legge: «Se tale presunzione è già stata superata con la concessione di uno o più permessi premio è evidente che l'applicazione di più grave restrizione può rilevarsi addirittura deleteria, perché potrebbe interrompere quel programma di trattamento che, in conformità dei principi costituzionali, deve pur sempre tendere alla rieducazione del condannato».

Don Marco Pozza, cappellano del carcere, che sulla vicenda era intervenuto proprio su questo giornale, così ha commentato la vicenda:«Una vittoria che ha il sapore di una grande conquista perchè ottenuta non eludendo la legge ma rispettando appieno la giustizia. Quella giustizia che a volte si dimostra vacillante di fronte alla forza disarmante dell’amore cristiano».

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