Il piatto hawaiano che piace: a Padova è Poke-mania

PADOVA. Dall’estate scorsa anche a Padova con quattro punti vendita dedicati (Poke’n Go di via Tommaseo, Poké Factory di piazza Mazzini, Ke Poke di riviera Tito Livio e Poke Time di via del Santo) oltre ai ristoranti asiatici che lo offrono nei loro menù già da anni, rappresenta la novità culinaria nel mercato della ristorazione successivamente al sushi. Parliamo del poke, un piatto hawaiano a base di pesce crudo, servito come antipasto o come portata principale. «Sicuramente meno diffusa rispetto al suo predecessore asiatico ma anche meno costosa e più salutare», spiega Federico Veronese, dipendente del Poke’n Go, «costituisce un degno sostituto al cibo di strada tradizionale, intercettando la salubrità di una semplice insalata al desiderio dello sfizio da fast food, il tutto in modo comodo, veloce e personalizzabile».
Ciotole colorate
La moda delle intriganti ciotole colorate, sbarcata nelle grandi città italiane e favorita dalla globalizzazione all’inizio del 2017, si sposa con la sempre più pressante esigenza di cibo sano - o healthy food come piace dire ai giorni nostri - e al gusto dei piatti espressi take away. Nonostante rappresenti un cibo che ha destato non poche polemiche rispetto alla sostenibilità ambientale delle materie prime utilizzate, leggi il tonno pinna gialla e l’avocado, secondo il Rapporto ristorazione 2018 presentato dalla Federazione italiana pubblici esercizi, il volume d’affari che porterebbe la “pokemania” in vetta alla classifica mondiale del cibo per asporto è previsto in crescita con un fatturato di 1,94 miliardi di dollari tra il 2019 e il 2023. C’è da chiedersi se rimarrà sulla cresta dell’onda negli anni a venire trasformandosi in una sana abitudine quotidiana o sarà una moda destinata ad infrangersi.
Numeri
Ad oggi però i numeri parlano chiaro. «A Padova i clienti più affezionati sono gli impiegati durante la pausa pranzo ma soprattutto gli studenti universitari con una percentuale di clientela femminile tra il 70 e l’80%», dichiara Giacomo Nicoli, dipendente del Ke Poke. «Questo perché la clientela è più attratta dall’estetica del piatto che si presta bene ad essere fotografato e instagrammato». L’alto indice di instagrammabilità ha fatto sì che la pokemania si diffondesse a macchia d’olio sui social.
Ingredienti semplici
Le poke bowls, ciotole colorate e accattivanti, tradizionalmente sono costituite da ingredienti semplici, hanno un basso contenuto calorico e un costo accessibile (dai 10 ai 15 euro) che comunemente si spenderebbero in un fast food per mangiare un prodotto meno salutare. «Il poke è un pasto completo, componibile a piacere», aggiunge Federico Veronese, «e inoltre è rispettoso di allergie e intolleranze. I prodotti sono sempre freschi, di prima scelta, il pesce è abbattuto a bordo e la tracciabilità è sempre sicura». A Padova i ristoratori si ritengono soddisfatti: «Anche se il freddo ha scoraggiato qualche cliente, i numeri, in particolar modo quelli sulle vendite online che vedono un target eterogeneo di utenti, fanno pensare ad un futuro roseo».
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