Il pompiere eroe: ecco chi ha salvato il bimbo caduto nel pozzo

PADOVA. Correre con il cuore in gola, con sirene e lampeggianti accesi, con la paura di trovarsi di fronte una tragedia in stile Vermicino. Hanno temuto per il peggio i vigili del fuoco del turno C del comando provinciale di Padova, mentre correvano a Stra per salvare il bambino finito dentro il pozzo. Hanno temuto una replica del fatto che sconvolse l’Italia intera: la morte di Alfredino Rampi dopo tre giorni dentro un pozzo, il 10 giugno 1981 in una frazione del Comune di Frascati. Invece è andata a finire nel modo migliore, perché ora nella caserma dei pompieri di Padova c’è un nuovo eroe.
«Sono entrato nel pozzo perché sono il più magro tra i miei colleghi. Il bambino tremava, era infreddolito e terrorizzato. Era aggrappato alla corda. L’ho tranquillizzato, gli ho detto: “Non mi scappi più”. L’ho preso per un braccio e l’ho sollevato». Cristian Vegro, 39 anni, di Boara Pisani, vigile del fuoco del comando provinciale di Padova, racconta così gli istanti del salvataggio.
«Era immerso quasi completamente in acqua, usciva solo la testa. L’ho visto molto spaventato» continua, «quando sono sceso con la scaletta mi sono reso conto che il bimbo era aggrappato ad una corda. Fortunatamente è andato tutto per il meglio e appena l’ho fatto uscire l’abbiamo avvolto nelle coperte e caricato a bordo dell’ambulanza».
Sono soddisfatti i pompieri del turno C di Padova: Nico Gastaldello, il capo squadra Federico Righetto, Cristian Vegro, Andrea Corsini, Marco Minozzi, il capo turno Sandro Colonna e il funzionario Luigi Barbieri. Rientrati in caserma verso le 19, sono stati accolti con curiosità dai colleghi del turno successivo, desiderosi di sapere i dettagli dell’intervento.
«Sapevamo di dover salvare un bambino caduto nel pozzo e non nascondo che una certa emozione c’era» confessa Federico Righetto, «appena siamo arrivati abbiamo esaminato la situazione. La zia, nel frattempo, gli aveva lanciato una corda a cui lui si teneva aggrappato. Il buco era profondo circa tre metri e mezzo per 80 centimetri di diametro e l’acqua arrivava più o meno all’altezza di un metro e mezzo. Per un bimbo di quell’età significa che riusciva ad uscire a fatica con la testa. Era una situazione complessa, lui era molto spaventato. Si teneva aggrappato alla corda ma non so quanto ancora sarebbe stato in grado di resistere. Noi temevamo si fosse anche ferito ma, alla fine, quando è riemerso i colleghi del 118 l’hanno visitato trovando solo qualche botta ma nulla di grave. Abbiamo scelto di far scendere Cristian perché è il più magro di noi: ha il fisico adatto per scendere attraverso uno spazio così ristretto. Lui ovviamente ha accettato di buon grado ed è riemerso con il sorriso stampato sulle labbra».
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