Il professor Gerosa: «Ciò che oggi è impossibile, non lo sarà più domani o dopo»

I pazienti chiedono interventi meno invasivi e tempi di recupero più rapidi, ecco perché la cardiochirurgia è progredita così rapidamente
CARRAI - CONFERENZA STAMPA GEROSA CARRAI - CONFERENZA STAMPA GEROSA
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PADOVA. Cardiochirurgo di fama mondiale, Gino Gerosa sarà tra i protagonisti, domani, della tappa veneta del Tour Innovazione.

Professore, l’innovazione in campo medico è stata così efficace rispetto ad altre branche del sapere…

E’ un’accelerazione dovuta all’introduzione di nuove tecnologie e collegata soprattutto alla cardiochirurgia, che è avanzata ancora più rapidamente. Il perché è presto detto: la forte richiesta, da parte dei pazienti, di essere sottoposti a interventi la cui invasività fosse il più possibile ridotta sia in termini di incisione chirurgica vera e propria, sia rispetto alla possibilità di un recupero funzionale più veloce.

Tecnica e tecnologia a braccetto?

Sì, ma con una distinzione sostanziale: la tecnica è statica, la tecnologia è dinamica e si evolve in continuazione. Trasforma l’impossibile in possibile: se non oggi, domani. Questo, però, pone un problema, e cioè che alcuni risultati ottenuti grazie all’ausilio delle nuove tecnologie non sono confrontabili con il cosiddetto Gold Standard chirurgico. La richiesta del paziente di una minore invasività e di tempi di recupero più rapidi non deve portare in alcun modo alla riduzione dell’eccellenza del risultato finale.

La scuola padovana è un’eccellenza mondiale.

Non sono certo io a poter dare un giudizio sul nostro lavoro. Posso però dire che l’anno scorso abbiamo compiuto tre primi interventi a livello mondiale: siamo all’avanguardia. La chiave del successo risiede nell’innovazione tecnologica costante, ma anche nell’apertura mentale e nella curiosità messa da tutti noi nella ricerca di nuove soluzioni.

Più utili le idee o i soldi?

Non c’è dubbio che l’innovazione rappresenti un importante costo per il sistema sanitario nazionale e per quello regionale, entrambi di stampo universalistico. La domanda è se questi sistemi saranno in grado, anche in futuro, di sopportare il carico finanziario legato allo sviluppo delle nuove tecnologie. Con l’invecchiamento della popolazione, le risorse saranno sempre più un problema, ma certamente l’innovazione e la sua sostenibilità andranno a braccetto nell’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone anziane.

La tecnologia in campo biomedicale è sempre più sviluppata. I sistemi sanitari come dovranno rapportarsi, in futuro, alle aziende che operano in questo campo?

Questo è un nodo importante. Credo ci si debba basare sul “Value Based Healthcare”, un sistema cioè che riconosca i risultati, prima ancora che i mezzi per ottenerli. Potremmo dire che in futuro sarà più utile comprare salute che dispositivi. Le gare d’appalto del futuro, più che all’acquisto di nuovi dispositivi, dovrebbero guardare ai percorsi di salute, ovvero a sistemi innovativi che garantiscano un ritorno complessivo, il cosiddetto payback.

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