Il restyling alla sede Moncler innesca tormentoni sui social

Fa discutere l’occultamento delle pietre faccia a vista: «Era la cartolina del paese» L’azienda procede: «Lavori progettati a beneficio dei dipendenti e dell’ambiente»



. Sta suscitando un acceso e interessante dibattito la decisione della Moncler di sistemare la storica sede di via Marco Polo che nasconderà la facciata realizzata con pietre faccia a vista. Sull’edificio, risalente agli anni Sessanta, si sta effettuando un importante lavoro per rendere più efficiente la struttura sotto il profilo del consumo energetico.

il restyling

Il progetto prevede modifiche interne ed esterne, sostituzioni di impianti tecnologici, nuove finiture, controsoffitti, illuminazione a led. Esternamente viene applicata una nuova coibentazione a cappotto che prevede la sostituzione di tutti gli infissi e serramenti ottenendo così il miglioramento della prestazione energetica e un sicuro risparmio. Ma ciò comporta anche l’occultamento dell’ormai famosa facciata, circostanza che ha fatto scattare una velata protesta mista a rammarico per ciò che l’edificio ha rappresentato per tante persone.

dibattito social

«Che peccato avere rovinato un fabbricato storico di Trebaseleghe in pietra faccia a vista ricoprendolo con un anonimo intonaco bianco», è stato il commento rammaricato sui social che ha dato il via alla discussione. «Era un edificio caratteristico e il faccia a vista andava mantenuto», fa eco un altro post. «Un grosso errore, commesso per di più da un’azienda che si occupa di moda e stile, un mondo in cui il buon gusto dovrebbe essere elemento indispensabile», la stilettata social di Katia.

«Quelle pietre faccia a vista le ho sempre detestate», è invece il parere di Anna. «Si poteva dimostrare più attenzione facendo il cappotto interno, anche se meno efficace. Oppure optare per una finitura in pietra o materiale più materico rilevato che l’azienda poteva permetterselo», afferma un professionista che vuole restare anonimo.

LA STORIA

C’è chi ricorda che gli unici edifici interessanti costruiti negli anni del boom economico erano un paio e uno era lo stabilimento confezioni della Hesco Italiana, che oggi ospita Moncler. Tanta la nostalgia per quello che era un edificio famoso e importante entrato nella storia del paese, che segnava un po’ l’ingresso da chi arrivava da Scorzè. Ma l’evoluzione richiede decisioni. E dalla Moncler fanno sapere che l’edificio non è soggetto a vincolo e il progetto ha ottenuto le previste autorizzazione.

LA REPLICA

«I lavori di riqualificazione», fa sapere Moncler, «sono un segno di attenzione dell’azienda alle persone e all’ambiente: questi lavori sono anche a beneficio dei dipendenti, che potranno operare in locali più sani, e dell’ambiente in quanto ci sarà una minore emissione di Co2». Peraltro i lavori sull’edificio principale sono l’ultimo tassello di un progetto piuttosto ampio partito due anni fa, per la quale l’azienda ha investito una cifra top secret, ma sicuramente elevatissima. Ha riguardato la ristrutturazione di quasi tutti gli spazi che ha a disposizione a Trebaseleghe. Sul fronte opposto della strada è sorto il “Villaggio Moncler”: un rinomato ristorante e una modernissima sala mensa per i dipendenti hanno preso il posto di un’edicola e un piccolo supermercato e affiancano il negozio vendite. Il vecchio bar è ora un Cafè. Nella palazzina retrostante i professionisti hanno mantenuto i loro studi, che si sono integrati nel nuovo ambiente. Il colore dominante è il nero e sostituirà anche l’intonaco bianco contestato. Ma la vecchia facciata rimarrà nella memoria di molti e nelle cartoline dell’epoca.

l’azienda

Nello stabilimento di via Marco Polo lavorano 500 dipendenti del settore amministrativo e commerciale. La Moncler è un’azienda tessile specializzata nella produzione di abbigliamento e accessori fondata nel 1952 da René Ramillon, un artigiano di attrezzature da montagna francese, e da André Vincent. Il nome è l’abbreviazione di Monestier-de-Clermont, località sciistica vicino Grenoble dov’è stata fondata. All’inizio produceva solo sacchi a pelo imbottiti e un unico modello di mantella foderata e delle tende con struttura telescopica e copertura esterna. I primi piumini vennero ideati per proteggere dal freddo gli operai del piccolo stabilimento di montagna. A notarli e a intuirne le potenzialità l’alpinista francese Lionel Terray. La società è stata acquistata nel 2003 da Remo Ruffini, attuale presidente e amministratore delegato. Nel 2016 ha costituito una joint venture in Corea e acquisito un’unità di confezionamento in Romania, oggi operante con 900 dipendenti. Il fatturato del gruppo supera il miliardo di euro. —

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