Il robot biomedicale bussa alla borsa di Wall Street
PADOVA. L’idea è ambiziosa: realizzare un robot per migliorare la qualità della vita a chi è in sedia a rotelle, con una lesione al midollo spinale o per altri deficit neuromuscolari. Il progetto Exim, nato nella facoltà di Ingegneria ha già superato il primo esame e il 26 febbraio approderà alla Borsa di New York con l'obiettivo di fare breccia nel tempio mondiale del business e trovare un'azienda pronta a investire sulla start up italiana che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha premiato come una delle idee vincenti del 2013. Tre le start up che approderanno al trading floor di Wall Street di New York: si tratta di Athonet, Exim e ClouDesire, eccellenze che ItaliaCamp premia proprio con la partecipazione ad USACamp, con l’obiettivo di incontrare il favore dei più rilevanti investitori, venture capitalist e business angels americani.
Qualche giorno fa, il team è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario Maurizio Martina, che ha la delega all’Expo 2015 di Milano: il gruppo di ricercatori, prima della missione a Palazzo Chigi, ha raccontato le tappe di una sfida che conferma ancora una volta l’università di Padova al top in Europa. Attorno al tavolo di lavoro, il professor Emanuele Menegatti con Francesco Ferrati e gli altri collaboratori, tutti molto giovani.
Cos'è Exim. Stiamo parlando di robotica medicale, ovvero dell’idea di produrre un esoscheletro a scopo riabilitativo. Questi robot indossabili oggi costano 150-200 mila euro e forniscono al corpo umano una potenza aggiuntiva: chi vive sulla sedia a rotelle, anche per un incidente, ha notevoli difficoltà muscolari e non riesce ad alzarsi. L'esoscheletro misura e fornisce la forza esatta per far camminare e alzare una persona. Insomma, il robot diventa un supporto fisico per muoversi: basta applicare due barre alle gambe o alle braccia per consentire a una persona di muoversi. I sensori sui muscoli misurano il fabbisogno di energia, ma si tratta di tecnologia complessa che vuole far camminare addirittura una persona paralizzata.
La nostra idea. «Si parte da un robot che costi poco e sia subito utilizzabile da pazienti paralizzati. E quindi abbiamo ipotizzato un'attivazione manuale, una specie di joistik per comandare i movimenti dell'esoscheletro, supportato da un carrellino per le batterie e l'elettronica. In questo modo garantismo autonomia per parecchie ore al paziente. Vogliamo che una persona riesca a stare in piedi: si pensi agli incidenti stradali. Il fatto di alzarsi un paio d'ore al giorno da una carrozzina consente modalità di recupero molto più rapide. Ora stiamo cercando il partner per mettere in produzione il robot. Vogliamo arrivare sul mercato con un prodotto da 12-15 mila euro, contro i 200 mila. I nostri concorrenti sono i giapponi del professor Sankay e poi ci sono gli americani», spiegano Melegatti e Ferrati.
«Il nostro progetto nasce nel 2006 grazie al professor Enrico Pagello che ha capito la potenzialità della ricerca e da allora abbiamo cominciato a lavorare sui robot umanoidi e su un esoscheletro biomedicale, ossia un particolare tipo di Human-Oriented Robot progettato per essere indossato da un utente al fine di supportarlo nell’esecuzione di un task motorio o per sostituirsi completamente alla sua azione muscolare. Una volta indossato, il sistema è in grado di guidare il soggetto nell’esecuzione di un corretto movimento di deambulazione, con conseguenti benefici per l’organismo in termini psicofisici. Alla Borsa di New York ci presentiamo con un prototipo brevettato, stiamo cercando i partner produttivi con una know how megatronico: speriamo di raccogliere un investimento di 600 mila euro. In Veneto ci sono alcune aziende pronte a sviluppare la nuova tecnologia, il distretto della megatronica ha il suo cuore nel Vicentino», conclude Menegatti. Tra due giorni il teamè negli Usa: la sfida è già vinta.
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