«Il sequestro dell’hotel Oasi ha lasciato a casa 15 persone»

Per il responsabile del personale, la Sbs Servizi ha tutte le carte in regola Un’ex dipendente: «Pagata mille euro al mese per lavorare 11 ore al giorno»

CONSELVE

«Il sequestro dell’hotel Oasi ha lasciato senza lavoro 15 persone, è questo il risultato di un vero e proprio accanimento nei nostri confronti». Il responsabile del personale dell’albergo, chiuso da un paio di settimane dopo l’ispezione delle forze dell’ordine, respinge le accuse e assicura che la Sbs Servizi, la cooperativa vicentina che da alcuni anni gestisce la struttura, ha tutti i documenti in regola, presentati a suo tempo all’amministrazione comunale. «Quanto ai posti letto in più» aggiunge «non significa nulla perché quei letti ci sono sempre stati, anche con le passate gestioni. Capita di avere dei letti a disposizione da spostare da una stanza all’altra ma non erano certo occupati. Noi ce li siamo trovati e li abbiamo lasciati così. Fare ricorso costa diecimila euro, non penso sarà possibile riaprire, ma nessuno pensa ai dipendenti».



Invece proprio alcuni ex lavoratori in servizio all’Oasi mostrano i verbali di denunce presentate negli anni scorsi all’Ispettorato del Lavoro per segnalare irregolarità sugli orari, i turni e il trattamento economico. «Nei primi tre mesi ho lavorato per 10 ore al giorno circa per sei giorni la settimana» racconta una ex dipendente «in seguito invece da 11 a 13 ore, sempre su sei giorni. I prospetti paga, che avevo chiesto più volte, mi sono stati consegnati solo alla scadenza del contratto a tempo determinato. Dopo un anno e mezzo, e non corrispondono all’orario effettivo. Mediamente sono stata pagata circa mille euro al mese per tutte quelle ore di lavoro. Nella mia condizione c’erano altri colleghi che a loro volta sono stati sentiti dall’Ispettorato. Sappiamo inoltre che l’Inps sta seguendo da tempo la vicenda, in seguito alle nostre segnalazioni. Era impossibile lavorare in quelle condizioni. Non capiamo come, dopo tutte queste denunce e le ispezioni, abbiano potuto continuare a lavorare».



La vede diversamente il responsabile del personale della Sbs: «Si tratta di accuse infondate e di situazioni che non mi risultano. Certo si possono verificare dei casi di emergenza in una attività del genere, degli imprevisti per cui c’è la necessità di allungare il turno. Ma si tratta di eccezioni, non certo della regola. Una volta, ad esempio, un pullman è arrivato in forte ritardo, a mezzanotte, e abbiamo dovuto servire la cena. In quell’occasione il personale è stato trattenuto, ma non è certo la prassi. Siamo arrivati a questo punto e al sequestro perché c’è un disegno volto ad annientare la nostra struttura». Quanto ai documenti mancanti il legale della Sbs esibisce la copia Scia, la segnalazione certificata di inizio attività, presentata al Comune tramite lo sportello unico Suap e anche l’attestazione di completezza e regolarità formale, depositata in Comune nel marzo 2015. «Le ulteriori contestazioni» conclude l’avvocato «non sono imputabili alla società, che ha solo la gestione della struttura ricettiva». —

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