Il sindaco di Padova Sergio Giordani: «Questi rincari peggio del Covid. Necessari gli aiuti dal governo»
Il primo cittadino preoccupato per la crisi: «Dobbiamo pensare a chi vive con 500 euro al mese»
PADOVA. Dopo un paio di settimane di ferie il sindaco Sergio Giordani è tornato nel suo ufficio a Palazzo Moroni. Sulla sua scrivania ci sono i faldoni delle grandi opere pubbliche, ma anche gli ultimi decreti ministeriali e la certezza che ci aspetta un autunno ed un inverno molto difficili: «Sono preoccupato perché ci sono tante famiglie che rischiano di non riuscire a superare un momento in cui gli aumenti sono spropositati e le bollette insostenibili. E lo stesso vale per i commercianti e per tutte le attività che rischiano di chiudere».
Sindaco Giordani, siamo in emergenza. Parliamo di bollette raddoppiate e in alcuni casi triplicate. La gente non ce la fa.
«Lo so benissimo. E so anche che questo oggi non è un tema, ma il tema. Credo che da un punto di vista economico questa crisi sia sicuramente peggio di ciò che ha provocato il Covid. Chi ha stipendi dignitosi magari farà qualche rinuncia e riuscirà a superare quasi indenne la situazione, ma c’è chi vive con una pensione da 500 euro e deve pagare bollette da 400».
L’amministrazione sta provando a costruire un piano di aiuti come è successo durante la pandemia?
«Augurandoci che l’emergenza pandemica sia veramente conclusa, siamo al lavoro per trovare soluzioni. Ma possiamo fare ben poco con le nostre sole risorse. All’epoca abbiamo potuto aiutare tante famiglie grazie al sostegno economico del governo. Ora dobbiamo sperare che ci sia anche stavolta una mano da Roma» .
A Roma però si pensa alla campagna elettorale, il 25 settembre si vota.
«Chi è in carica adesso ha ancora un po’ di tempo, ma io confido in chiunque arrivi dopo. Non possiamo pensare di far passare un’emergenza del genere senza aiuti. È inimmaginabile. Noi riusciremo a garantire l’ordinario, ma temo che lo straordinario sia complicato assicurarlo».
Non si possono provvisoriamente spostare risorse da altri settori?
«Parliamo di spesa corrente, quindi dovrei spegnere l’illuminazione pubblica. E non è il caso, anche per una questione di sicurezza. Entro la fine del mese incontrerò i dirigenti per capire se si può attuare un piano, ma anche noi dal 2023 avremo un aumento delle bollette di 14 milioni di euro».
Crede che se non fosse caduto il governo si sarebbe potuti partire prima con gli aiuti?
«Tutti sanno come la penso sulla sfiducia a Draghi, ma ora è il momento di guardare avanti e di collaborare con chiunque arriverà a governare. La prima cosa che dovrà fare è attuare una manovra per aiutare le famiglie più fragili, che prima pagavano una bolletta da 100 euro e ora se ne trovano una da 400, magari con entrate che non arrivano neanche a mille euro al mese. A loro dobbiamo pensare da subito».
A proposito di campagna elettorale, lei con chi sta?
«Sono un civico e quindi non partecipo alla campagna elettorale. Ho declinato inviti ad ogni dibattito o feste politiche anche per questo. Devo lavorare con tutti».
Anche perché all’interno del gruppo di centrosinistra che l’ha sostenuta alle elezioni di giugno ora ognuno viaggia per conto proprio.
«La politica cambia. Da quando sono sindaco ho visto passare cinque governi, quindi questo non mi stupisce, ma io non do indicazioni di voto».
Padova come sta?
«È in difficoltà, come tutte le città. Dopo la pandemia speravamo in una ripresa economica e sociale. Invece è arrivata la guerra, c’è il virus West Nile, c’è stata la siccità e non so più cos’altro possa capitare. Però io sono estremamente convinto che insieme si possa superare anche questo momento. Su questo sono ottimista, ma ho la consapevolezza che ci aspettano tempi duri, molto duri».
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