Il tatuaggio come filosofia Lilin apre bottega a Solesino

Nasce il “Marchiaturificio”, sarà un centro di studi dei simboli sulla pelle
Di Nicolai Lilin

NICOLAI LILIN. Da ragazzo sono stato iniziato allo studio dei tatuaggi perché era fortemente legato alla cultura degli anziani della comunità siberiana in cui sono nato e cresciuto, che si definivano e vivevano come fuorilegge. Sui loro corpi portavano le immagini che raccontavano la loro vita, e io passavo ore ad osservarli, spesso ricavandone qualche schiaffo, perché nella loro etica osservare e parlare dei tatuaggi era considerata una cosa molto poco educata.

Da allora sono stato sempre attento alla profondità dei simboli, al loro significato, alla tradizione che spesso determina l’integrità filosofica con cui i simboli vengono applicati nell’arte e nella vita umana. Mi appassiona il processo dell’evoluzione dei simboli, che mutano il proprio senso o addirittura vengono privati di esso nelle fasi più accelerate dell’evoluzione umana.

Dopo l'esperienza dello spazio Kolima, un luogo legato all’arte e alla cultura che ho fondato a Milano, ho raccolto molte sensazioni e idee che mi hanno permesso di effettuare un ulteriore passo in avanti nella mia ricerca.

Negli anni di vita e di pratica artistica ho scoperto che la ricerca della felicità da parte di molte persone, ha come inizio la conferma dell’unicità della propria personalità. Quando da ragazzo a dodici anni sono finito in carcere minorile, ricordo che uno dei coetanei con cui condividevo la cella aveva tatuata sul braccio la frase “Io esisto”. Quel ragazzo aveva bisogno di una conferma semplice e chiara della propria esistenza. È in quel momento che ho capito l’importanza che per alcune persone rappresenta il tatuaggio. Non si tratta di un vizio o di una forma decorativa, ma di un profondo processo esistenziale, un percorso psicologico, spirituale, sentimentale.

Ho notato che le persone tendono ad intraprendere il percorso del tatuaggio nel momento in cui sentono minacciata la loro individualità. Apparentemente ci si tatua per diversi motivi, alcuni riescono a formulare delle spiegazioni interessanti e profonde, altri si limitano a quelle semplici e superficiali, ma quasi tutti, senza accorgersene, sono spinti da un unico impulso subconscio, quello legato alla protezione di se stessi e della propria personalità, un impulso che aiuta a confermare l’unicità del corpo e dello spirito, a esaltarlo sullo sfondo dei meccanismi che ogni giorno rendono il nostro universo sempre più uniforme.

Dopo varie sperimentazioni artistiche che ho svolto da solo, ho deciso di condividere le mie esperienze e le mie idee con altri artisti, dando vita così al Marchiaturificio, uno spazio in cui poter costruire un percorso di studi quotidiani del simbolo e applicare i risultati delle nostre ricerche direttamente sulla pelle delle persone che stimano la nostra arte. Ho voluto creare il laboratorio in un luogo lontano dalle grandi città, dai circuiti della moda, dalle tendenze, dagli ambienti in cui mi trovo ogni giorno, dato che vivo a Milano. Da circa tre anni vengo spesso in Veneto e ho condiviso le mie idee sull’apertura di un laboratorio artistico con un amico fraterno, Matteo Sadocco, un ragazzo di Solesino con cui da anni condivido le esperienze di tatuaggio. Il suo spirito pratico e la sua coerenza hanno permesso a questo progetto di poter diventare una realtà nel centro di Solesino, un piccolo e grazioso paese di campagna in provincia di Padova. In questo luogo io e altri due artisti locali, Cesco e Luca, metteremo in pratica le nostre idee sul rapporto tra simbolo e tatuaggio, cercando di creare una coesione tra il valore del significato e l'estetica dei simboli. L’inaugurazione, aperta al pubblico, è prevista per giovedì 3 ottobre, dalle 18, in via Roma 322 a Solesino (Padova).

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