Il Teatro Congressi di Abano va all’asta a fine mese. Si parte da 1,3 milioni

Aldo Buja (Cofiter): «Era già venduto alla chiesa nigeriana

ma Barbierato si è opposto e si è fatto un passo indietro»

Federico Franchin

ABANO TERME. La Cofiter, società proprietaria dell’immobile, ha deciso di mettere all’asta il Teatro Congressi Pietro d’Abano. Il teatro, che da tre anni la società cerca di cedere, sarà battuto al primo esperimento di gara alla cifra di 1 milione e 280 mila euro.

La prima asta è fissata per martedì 22 marzo prossimo, alle 15, nella sede dell’Apep di Padova, l’associazione professionale esecuzioni Padova.

Una vicenda infinita, quella del teatro, forse arrivata al suo ultimo atto. Ad annunciare l’asta per l’immobile è il liquidatore, Giancarlo Buja. «Sono tre anni che ho ricevuto dalla trentina di soci il mandato di vendere a qualsiasi prezzo il Pietro d’Abano», spiega Buja. «Si è quindi deciso di mettere all’asta l’immobile, dopo aver chiesto a professionisti una valutazione dello stabile, che è stata stimata a 1 milione e 600 mila euro. Abbiamo deciso di partire immediatamente con un ribasso del 20% e l’asta procederà con il ribasso sempre del 20% ogni 60 giorni fino a quando il teatro non sarà ceduto».

L’asta è l’estremo tentativo per la Cofiter, che vede al suo interno molti albergatori di Abano, per cercare di cedere l’immobile inaugurato nel 1992, ma che da molti anni non dà più profitti ai soci.

«La crisi parte da quando Federindustria ha negato i congressi scientifici nelle zone termali», spiega ancora Buja. «Da un volume d’affari annuo di 1.200.000 euro annui siamo passati quindi a 80-90 mila euro all’anno. Non riusciamo a pagare nemmeno le spese di mantenimento. Ogni anno ormai registriamo perdite di 100 mila euro, che poi bisogna ripianare. Così non si poteva andare avanti, anche perché da chiuso l’immobile ci costa 50-60 mila euro all’anno».

La Cofiter ha quindi necessità di monetizzare e di togliersi di fatto un peso. Un peso che si era di fatto tolta già un paio di anni fa, quando era stato raggiunto un accordo con la Watchman Catholic Charismatic Renewal Movemen, la chiesa nigeriana che ha sede ad Albignasego.

«Avevamo già in mano l’assegno di caparra di 350 mila euro», svela Giancarlo Buja. «Una volta però avvertito della richiesta, il sindaco Barbierato si è messo di traverso, facendo di fatto saltare la trattativa. Stavamo per firmare un contratto da 1.320.000 euro, ma il sindaco ci ha messo i bastoni tra le ruote, schierandoci contro l’intero consiglio comunale, e negando ogni cambio di destinazione d’uso. L’associazione quindi ha deciso di fare un passo indietro per evitare situazioni d’imbarazzo».

«Si era fatta avanti anche l’associazione Amo Abano – si era parlato di una sorta di colletta cittadina fra imprenditori – ma i rappresentanti li ho visti una sola volta» prosegue «in maniera informale. Non si sono più visti, volevano solo abbassare il prezzo».

Ora il monito di Giancarlo Buja è chiaro: «A questo punto, all’asta, l’immobile potrà essere acquisito da chiunque. Quindi potrebbe acquistarlo anche la chiesa nigeriana e nessuno potrà a quel punto mettersi di traverso e tutti si beccheranno i nigeriani. Chiunque venga dovrà essere il benaccetto adesso». ––

RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova