Il tempo del riposo per Luca Tacchetto Ma Edith invece non è tornata a casa

I due fidanzati sono rimasti assieme nel volo sino a Bamako In Canada attendono il ricongiungimento con la famiglia 

PADOVA

Luca Tacchetto è al sicuro, con i genitori, nella sua casa di Vigonza. Suo padre, l’ex sindaco Nunzio, ha fatto sapere che il giovane architetto sta bene e che ha solo bisogno di riposare.

Ma Edith Blais, la sua compagna di viaggio nel lungo tour dall’Italia al Burkina Faso (tra novembre e dicembre 2018) e poi nei quindici mesi di prigionia nel Mali, dov’è stata portata?

Sull’attuale domicilio della ragazza canadese è calato invece il mistero. Anche la redazione de La tribune de Sherbrooke, il quotidiano della città del Quebec, vicina alla frontiera con gli Stati Uniti, dove Edith ha la residenza, si è posta l’interrogativo. Ma pare che il governo di Ottawa, dopo il lieto fine del sequestro, abbia imposto di far calare il silenzio sulla vicenda. Orbene Luca ed Edith, vestiti da tuareg, sono sfuggiti alla prigionia a Dika, nel Mali e sabato sono stati accompagnati a Bamako dai caschi blu della missione Onu.

Come racconta Le Monde, una fonte aeroportuale nel Mali aveva indicato all’Agenzia France Press che, nella serata di sabato i due ex-ostaggi «avevano lasciato Bamako a bordo di un volo speciale». Una fonte vicina all’ambasciata del Canada in Mali aveva poi fatto sapere che «erano state assunte disposizioni perché i due giovani venissero rimpatriati nei loro, rispettivi, Paesi».

Nella mattinata di domenica era il ministero italiano degli Affari esteri a puntualizzare che Luca Tacchetto era atterrato in Italia. È a questo punto che si perdono le tracce della giovane canadese. La nota della Farnesina non dà infatti informazioni sulla destinazione della sua compagna, Edith Blais.

In un aggiornamento di lunedì la tribune de Sherbrooke ha intervista la deputata canadese Marie-Claude Bibeau. «Edith - ha spiegato la Bibeau - verrà rimpatriata il più velocemente possibile. È probabile che faccia scalo in Europa e che venga accolta in un centro specializzato nelle cure a favore delle persone che sono state vittime di un rapimento».

Uno dei pochi che ha parlato con la giovane è il ministro degli Esteri del Canada, François-Philippe Champagne. «Il ministro - ha precisato l’onorevole Bibeau - l’ha sentita con un buon tono di voce, Edith ha detto di sentirsi bene».

La deputata Bibeau non ha nemmeno escluso che «Edith Blais, come tutti i viaggiatori, debba sottoporsi a un periodo di quarantena nell’ambito delle misure assunte per l’emergenza coronavirus».

Nemmeno sui social sono arrivate reazioni da parte dei congiunti della giovane canadese. Né la mamma di Edith, Jocelyne Bergeron, né la sorella, Melanie Bergeron Blais, né la nonna Madeleine hanno postato dichiarazioni relative alla loro gioia e al sollievo provati di fronte alla notizia della liberazione della giovane.

Mamma Jocelyne, che getisce un allevamento di cani e che è molto attenta ai temi della natura, ha invece condiviso lunedì su Facebook una riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta italiano Raffaele Morelli sull’emergenza coronavirus. «Il virus ci toglie la vicinanza - è la riflessione di Morelli - quella che è reale: nessuno deve toccarsi, niente baci, niente abbracci, nel freddo del non contatto». Proprio nella foto profilo della mamma di Edith campeggia da mesi una foto della giovane stretta, quasi avvinghiata a Jocelyne. Ecco, dopo tanti mesi di distanza, quando Edith, viaggiatrice indefessa, tornerà finalmente a casa, sarà difficile non abbracciare la madre e limitarsi a sfiorarla con il gomito. Così come ha fatto sabato scorso incontrando il capo della missione Onu a Bamako. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova