Il triste addio di P.S. Hoffman

Oscar e Coppa Volpi: ucciso dalla droga a 46 anni, trovato con l’ago nel braccio
US actor Philip Seymour Hoffman holds the Volpi Cup after receiving the award for best actor for the film 'The Master' (with US actor Joaquin Phoenix, not pictured) during the closing award ceremony of the 69th Venice International Film Festival, in Venice, Italy, 08 September 2012. ANSA/CLAUDIO ONORATI
US actor Philip Seymour Hoffman holds the Volpi Cup after receiving the award for best actor for the film 'The Master' (with US actor Joaquin Phoenix, not pictured) during the closing award ceremony of the 69th Venice International Film Festival, in Venice, Italy, 08 September 2012. ANSA/CLAUDIO ONORATI

NEW YORK. Il cinema è in lutto, Hollywood è sotto shock: Philip Seymour Hoffman, il premio Oscar per Capote, è stato trovato morto nel bagno al quarto piano del suo appartamento del West Village. Probabile overdose, ha sentenziato la polizia.

È stato un amico, preoccupato perché non riusciva a contattarlo, a scoprire il cadavere dell’attore a metà mattinata, la siringa apparentemente ancora infilata nel braccio, vicino al cadavere fiale contenenti eroina. Hoffman, proprio come l’autore di “A Sangue Freddo” che nel 2006 gli aveva fatto vincere gli Academy Awards, aveva avuto in passato gravi problemi di droga e nella primavera 2013 si era fatto ricoverare una decina di giorni in riabilitazione per abuso di eroina: «Ero caduto dal carro», aveva spiegato in una intervista, dopo essere rimasto “pulito” per 23 anni. Da allora pareva che tutto fosse tornato a posto visto che l’attore stava per imbarcarsi per un nuovo set in Europa.

Una piccola folla si è radunata sotto la casa al numero 35 di Bethune Street, intorno alla quale subito la polizia ha steso un cordone a protezione. Un uomo ha deposto una rosa rossa sui gradini dell’edificio. Increduli gli amici: «L’avevo visto questa settimana in strada, dopo che aveva lasciato le figlie alla nostra scuola. Mi sembrava in forma, sono senza parole», ha commentato su Twitter Richard Turley, direttore creativo di Business Week. Legato da anni alla costumista Mimi O’Donnell, Hoffman aveva due bambine, di otto e sei anni e un maschietto di dieci.

Sotto shock e listati a lutto i commenti su una sponda e sull’altra dell’Atlantico: la notizia ha raggiunto molti vip mentre si recavano allo stadio per il Superbowl, l’evento sportivo per cui l’America si ferma e che quest’anno si gioca per la prima volta a East Rutherford di fronte a New York. Per il comico Ricky Gervais Hofman «è stato uno dei più grandi attori di una generazione, dolce, umile, divertente», mentre la cantante e attrice americana Lindsay Pearce ha postato con rabbia: «Troppe anime si perdono per l’abuso di droga. Terribilmente triste» e l’attore britannico John Hurt ne ha evocato l’eccezionale talento «davanti e dietro la macchina da presa».

Era diventato, in pochi anni, un’icona del cinema americano indipendente, attore feticcio di alcuni dei maggior talenti hollywoodiani dell’ultima generazione (da P.T. Anderson ai Fretelli Cohen), esteta raffinato e attore colto acclamato in scena e in palcoscenico. A primavera avrebbe girato il suo secondo film da regista.

Hoffman aveva debuttato dietro la macchina da presa nel 2010 con Jack Goes Boating. Nato nel 1967 in una famiglia middle class nello stato di New York, Philip Seymour aveva sfondato negli anni Novanta con film come Happiness, Boogie Nights e The Big Lebowski. L’Oscar di Capote era arrivato nel 2006, in aggiunta al quale l’attore aveva collezionato nomination come non protagonista per Charlie Wilson’s War, Doubt e The Master, che a Venezia nel 2012 gli era valso la Coppa Volpi. In quell’occasione, era salito sul palco della Sala Grande anche per ritirare il Leone d’argento assegnato al film.

Fare l’attore era stato il suo sogno fin da ragazzo, fin da quando a 12 anni aveva visto una produzione locale di “All My Sons”: «Fu l’esperienza che mi cambiò per sempre», aveva raffrontato in una intervista al New York Times: «Un miracolo. Ma questo tipo di amore così profondo per lo spettacolo ha un prezzo: recitare è una tortura perché sai che è una bellissima cosa. Desiderarla è facile. Cercare di essere grande, questa è la tortura».

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