Imprenditore-bandito per la bella vita

Viaggia su una fiammante Porsche Panamera, abita in un elegante condominio a Terranegra e si presenta sempre in giacca e camicia con il primo bottone rigorosamente aperto. Per tutti, qui a Padova, Marco Di Mauro è un imprenditore che manda la figlia a equitazione, ha una barca ormeggiata a Chioggia e dispone di un mega ufficio in un palazzo alla Cittadella della Stanga. Di certo nessuno si aspettava di trovarselo al vertice di una banda specializzata nelle rapine in banca. Cosa può legare una persona così insospettabile a un gruppo composto anche da “trasfertisti” catanesi pronti a salire al Nord Italia per mettere a segno una serie di rapine? I carabinieri del Nucleo investigativo di Venezia si sono dati una sola risposta: «il bisogno di mantenere il proprio tenore di vita, condotto ben di sopra delle reali disponibilità economiche».
Bandito per fare la bella vita
Marco Di Mauro, 52 anni, nato a Catania ma residente a Terranegra in via Dal Pozzo 2, ufficialmente rappresentante di prodotti della Zecca dello Stato e socio in una decina di società in cui compare anche la moglie, secondo gli investigatori si è messo ad arrotondare con le rapine per mantenere un tenore di vita da 150 mila euro l’anno. Belle vacanze, ristoranti e una barca su cui passare il tempo libero. Proprio la sua barca, tenuta in un cantiere di Chioggia, gli ha permesso di conoscere i chioggiotti Andrea Gibin e Stefano Voltolina, il primo di 47 anni, il secondo di 51 e nativo di Milano. Lì ha stretto amicizia anche con il pluripregiudicato catanese Francesco Guardo, 24 anni, con una lunga fedina penale ora macchiata anche da un omicidio. Dalle chiacchiere sono passati all’azione, finendo per progettare e mettere a segno diverse rapine.
Bottino di 300 mila euro
La moglie e la figlia di Gibin, Silvia Ravagnan e Serena Gibin, la prima di 45 anni, la seconda classe 1988, hanno dato una mano, occupandosi di nascondere il denaro frutto dei colpi in banca, circa 300 mila euro secondo i carabinieri. Ecco il quadro di questo insolito sodalizio criminale smantellato all’alba di ieri dai carabinieri veneziani. Nei prossimi giorni tutti i coinvolti compariranno davanti al giudice. Saranno contestate le rapine con sequestro di persona.
I ruoli nella banda
I banditi entravano in banca armati di taglierino, bloccavano clienti e dipendenti e li chiudevano nei bagni o negli sgabuzzini, mentre svuotavano le casse. Ognuno aveva un compito. L’ideatore dei colpi era Marco Di Mauro. Gibin e Voltolina si occupavano dell’organizzazione. Voltolina aiutava Guardo a mettere a segno i colpi nelle banche. Madre e figlia invece dovevano preoccuparsi di nascondere il bottino. I militari hanno sequestrato decine di conti correnti, autovetture, cassette di sicurezza.
Le rapine contestate
Il primo colpo, tentato, è del 30 settembre 2015 al Monte dei Paschi di Siena di Sant’Anna di Chioggia. Poi altro colpo fallito il 19 novembre alla Cassa di risparmio di Ferrara, a Porto Viro, Rovigo. Due colpi falliti, il primo perché una cliente ha cercato di entrare in banca, ha visto all’interno movimenti sospetti e ha allertato i carabinieri che sono arrivati quando i banditi si sono dati alla fuga. A novembre 2015, altri due colpi a segno: quello del 25 novembre alla Banca San Biagio del Veneto orientale, filiale di Ceggia, e poi il 27 novembre la rapina a Copparo (Ferrara) alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Nel primo caso il bottino è di 117 mila euro, nel secondo di 110 mila.
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