Imprenditore sequestra in casa un’operaia a Padova. La violenta e la sevizia per un mese

PADOVA. Gli ingredienti per un film dell’orrore ci sono tutti ma purtroppo non c’è finzione nella scoperta fatta dalla polizia. Ancora una volta si parla di donne maltrattate, sfruttate, violentate. Un progetto folle e pericoloso quello ordito da un trentanovenne imprenditore cinese, che aveva preso in affitto alcuni alloggi nel grattacielo azzurro davanti alla stazione ferroviaria.
Lì dentro ha sequestrato, segregato e violentato una connazionale per un mese di fila. Una donna attirata in Italia con la promessa di un lavoro e poi abusata e umiliata. E pare non sia l’unica.
L’indagine su questa storia orrenda inizia con un normale controllo della volante, che il 21 gennaio scorso, transitando per via Tommaseo, nota nell’androne del palazzo una donna cinese piegata su se stessa, disperata, dolorante. Ematomi in faccia, un livido accanto all’occhio. I poliziotti la soccorrono e lei riferisce di essere stata aggredita da un connazionale, all’interno di un appartamento.
E qui comincia un incubo difficile pure da raccontare. La donna viene privata del cellulare, chiusa a chiave in una stanza e controllata in ogni movimento. Tra dicembre e gennaio viene violentata almeno 30 volte, tra prevaricazioni, sberle, calci, pugni: la minaccia persino di divulgare le sue foto nuda.
A svolgere le successive indagini sono gli investigatori della Squadra mobile, che la affidano al centro anti-violenza e iniziano a scavare, scoprendo che il racconto reso è assolutamente attendibile.
Giunta in Italia da poco, era entrata in contatto con l’aguzzino che le aveva offerto la possibilità di lavorare come operaia tessile. Aveva raggiunto Padova il 15 novembre scorso, dopo aver girato per diversi laboratori e dormitori. In città è stata ridotta a uno stato di prigionia, con insulti e violenze fisiche continue.
Durante la visita medica sono emerse ecchimosi al volto e al corpo. Ad attribuire ulteriore credibilità al suo racconto sono state anche le informazioni acquisite da altri inquilini del grattacielo, che hanno evidenziato il carattere violento del trentanovenne, spesso in stato di alterazione a causa dell’abuso di alcolici e perciò incline alla prevaricazione.
«La vittima, da sola, senza conoscere la lingua italiana, si è trovata in un vero e proprio inferno», raccontano in Questura. Persino il marito, che si trova in Cina, ha subito minacce di morte e come lui anche altri suoi conoscenti. Il violentatore aveva scaricato dal telefono della donna i loro dati.
Gli investigatori della Squadra mobile hanno scoperto che non si tratta di un caso isolato. Hanno appurato come l’uomo cercasse con insistenza donne fragili e bisognose, inserendo in alcune chat cinesi i propri recapiti, con offerte di posti di lavoro, per poi selezionare le proprie prede: donne sole da sfruttare e abusare, che a lui si sarebbero rivolte semplicemente perché bisognose di lavoro.
I poliziotti hanno accertato che aveva in affitto vari appartamenti e si muoveva da uno all’altro, approfittando del silenzio delle sue vittime e dei suoi concittadini, che per settimane non hanno avuto il coraggio di chiedere l’intervento della polizia. Ora è accusato di sequestro di persona, violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni personali. —
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