Prestiti difficili, imprese padovane in allarme. I costi sono cresciuti di 839 milioni
Le aziende della provincia di Padova negli ultimi due anni sono state nella morsa dei tassi di interesse. La denuncia di Confartigianato: «Accesso al denaro ancora complicato, servono misure per la liquidità»
![Un operaio del manifatturiero](https://images.mattinopadova.it/view/acePublic/alias/contentid/1h22gkc1tks6eh2xzhr/0/copia-di-copy-of-image_121317587.webp?f=16%3A9&w=840)
L’aumento dei tassi degli ultimi due anni ha comportato 839 milioni di euro di maggiori oneri finanziari per le aziende di tutta la provincia di Padova, mentre il credito erogato alle piccole imprese è diminuito di oltre l’8%. Questi i numeri forniti da Confartigianato, che considera il recente taglio dei tassi di interesse, deciso dalla Banca Centrale Europea, un segnale positivo ma insufficiente a risolvere le crescenti difficoltà delle piccole imprese padovane nell’accesso al credito.
«Non possiamo pensare che un lieve ribasso dei tassi sia sufficiente a compensare le difficoltà degli ultimi anni – denuncia il presidente di Confartigianato Imprese Gianluca Dall’Aglio – Il credito rimane costoso e di difficile accesso per le piccole imprese, che faticano a ottenere finanziamenti dalle banche a causa delle rigidità normative, come quelle imposte da Basilea 3+, che penalizzano il nostro sistema produttivo».
![Il presidente di Confartigianato Imprese Gianluca Dall’Aglio](https://images.mattinopadova.it/view/acePublic/alias/contentid/1h22gv7o08uhg6nb03f/0/copia-di-copy-of-sp_122665721.webp)
Confartigianato denuncia quindi come il costo del denaro rimanga un ostacolo agli investimenti e all’impegno delle imprese nel percorso di transizione digitale e sostenibile. Stando ai dati, per le piccole aziende, i costi di finanziamento sono particolarmente gravosi, con un tasso medio dell’8,93%, rispetto al 6,09% delle medio-grandi: «Questa dinamica mette in luce un evidente squilibrio nell’accesso al credito – precisa Dall’Aglio – penalizzando le realtà di minori dimensioni che perdono di competitività, in un momento in cui si chiede alle piccole e medie imprese di investire in digitalizzazione e azioni per il risparmio energetico e al contempo di far fronte anche al caro bollette».
Per Confartigianato sarebbero urgenti politiche più favorevoli a supporto delle piccole imprese: «Servirebbero strumenti finanziari più flessibili e politiche di sostegno adeguate alle esigenze del nostro tessuto produttivo», prosegue Dall’Aglio.
Qualche dato positivo emerge però sul fronte degli investimenti in digitale, che hanno coinvolto il 66,2% delle imprese. Tuttavia, solo il 28,1% ha destinato risorse alla transizione green, con il manifatturiero come unico settore ad aver dimostrato una propensione significativa verso la sostenibilità, grazie soprattutto agli incentivi del piano Transizione 5.0: «Le imprese non hanno la forza economica per sostenerne gli oneri. In un momento così complicato di crisi nell’export, aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, diminuzione di commesse – prosegue Dall’Aglio – non si possono chiedere ulteriori sacrifici al mondo imprenditoriale senza un supporto fatto di incentivi e sgravi. Soprattutto se a governare gli investimenti sono le banche».
Negli ultimi anni, le banche hanno registrato un incremento significativo dei profitti, passando da 15 miliardi di euro nel 2018 a oltre 50 miliardi nel 2024. Questo aumento è stato accompagnato da un cambiamento nelle strategie di investimento: gli istituti bancari tendono sempre più a concentrarsi su settori ad alta redditività e con minori rischi di credito, abbandonando quelli con margini più bassi e che richiedono maggiori investimenti in infrastrutture e risorse.
Parallelamente, la Banca d’Italia ha rilevato che il rischio di credito ha raggiunto nel 2024 il livello più basso dal 2007, grazie anche all’uso crescente delle garanzie pubbliche da parte delle banche a partire dal 2020: «Questa situazione rappresenta una criticità per lo sviluppo economico locale – chiude il presidente – perché le imprese potrebbero trovare maggiori difficoltà nell’accesso al credito».
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