In carcere l'ex capo della pg in procura di Padova, il luogotenente Cappadona: deve scontare 6 anni

Si è costituito venerdì sera al Due Palazzi: sono diventate definitive due condanne per tentata concussione, rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento
Franco Cappadona in divisa e in abiti civili
Franco Cappadona in divisa e in abiti civili

PADOVA. Fino all'ultimo sembrava riuscisse ad evitare il carcere. Ma alla fine non è stato così e la giustizia gli ha presentato il conto. L'ordine di carcerazione è diventato esecutivo. Si è costituito in carcere al Due Palazzi venerdì sera l'ex carabiniere (ora ha perso lo status di ufficiale) e per trent'anni capo della polizia giudiziaria della procura di Padova, Franco Cappadona.

Sono diventate definitive le due condanne, una a 4 anni per tentata concussione, per aver cercato di favorire un imprenditore nella gara per l'aggiudicazione della sede Arpav nel 2009, e due anni e cinque mesi per rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento in varie indagini della procura di Padova.

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L’ordine di carcerazione era stato messo a punto dalla Procura generale di Venezia e firmato un anno fa. All'epoca era stato notificarlo al diretto interessato, il luogotenente dell’Arma Franco Cappadona, 63 enne di origine siciliana con residenza a Piove di Sacco, per oltre 25 anni responsabile della sezione di Polizia per giudiziaria nella procura di Padova guidata da Pietro Calogero, condannato in via definitiva a quattro anni per il reato di tentata concussione.

Il motivo? Secondo la pronuncia aveva cercato di pilotare la scelta della nuova sede Arpav (Agenzia regionale per la protezione ambientale allora diretta dall’avvocato monselicense Andrea Drago) nell’immobile del Net Center (accanto al cavalcavia in via Venezia) realizzato dall’amico imprenditore Mauro Bertani. Un immobile del valore di 27 milioni di euro.

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BARSOTTI - PROGETTI RIQUALIFICAZIONE ZONA NET CENTER.

La contropartita? Ancora è l’esito processuale a dirlo: il luogotenente dei carabinieri Cappadona aveva messo sul piatto la promessa (non accettata da Drago) di una tangente di 300 mila euro. Ma l’ordine di esecuzione della pena è stato “sospeso” (contestualmente al provvedimento di carcerazione c’era stata la notifica del decreto di sospensione).

La nuova normativa prevedeva che – per sanzioni penali estese fino al limite dei quattro anni – entro 30 giorni il condannato in via definitiva possa chiedere di scontare la pena attraverso una misura alternativa, come la detenzione domiciliare o l’affidamento in prova (sarà il tribunale di Sorveglianza a decidere in base all’istanza presentata dalla difesa).  

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Il 31 ottobre 2018 la Corte d’appello di Venezia aveva confermato la sentenza di condanna a quattro anni già formulata in primo grado dal tribunale di Padova mentre Drago, che aveva presentato un conto di un milione e trecentomila euro di risarcimento, s’era visto riconosciuto nei confronti di Cappadona un ristoro di 15 mila euro.

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CARRAI - ASCERTO CON SBAI SOUAD E LUANA LEVIS CARRAI - ASCERTO CON SBAI SOUAD

L’inchiesta era stata coordinata dal pm Federica Baccaglini ora in procura a Venezia. Coinvolto nella stessa indagine l’avvocato Giorgio Fornasiero, condannato in via definitiva a un anno e 8 mesi per tentata concussione; ha patteggiato la stessa pena l’imprenditore (amico di Cappadona) Mauro Bertani, 53enne, al vertice di un impero la cui punta di diamante era l’hotel B4 nel Net Center disegnato dallo studio Galfetti-Schiavon. Un impero che sta collassando.

Le cose si sono messe male per Cappadona quando è diventata definitiva la condanna anche a due anni e 5 mesi per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Cappadona avrebbe spifferato all'allora governatore del Veneto Giancarlo Galan informazioni sul fatto che era indagato nell'ambito dell'inchiesta sul giro di tangenti pagate nell'ambito della costruzione del Mose. 

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