In manette la banda delle slot machine

I 5 complici avevano messo insieme 135 mila euro di bottino con 24 colpi in 9 mesi tra le province di Padova e Venezia

CAMPOSAMPIERO. I predoni delle slot machine sono finiti in galera. Dopo 24 colpi, 135mila euro di bottino e parecchi altri di danni i carabinieri del Nucleo Investigativo di Mestre li hanno bloccati ed eseguito sei ordinanze di custodia cautelare, cinque in carcere e una con l’obbligo di firma. Si tratta di cinque romeni e di un moldavo. L’indagine è stata soprattutto tecnica, basata sul confronto di immagini, individuazione di numeri di telefono da intercettare e tracce gps da seguire.

L’indagine. Ha avuto buone basi di avvio grazie alla capacità dei carabinieri delle diverse stazioni dove sono avvenuti i furti, nel raccogliere i primi elementi e le prime testimonianze. Le indagini sono state coordinate dal pm Stefano Ancillotto, mentre le ordinanze sono state firmate dal Gip David Calabria.

In manette. Sei stranieri sono i destinatari delle misure cautelari. Gli arrestati sono: Vasile Diaconu, 45 anni, moldavo, senza fissa dimora; George Daniel Ganea, 27 anni, senza fissa dimora; Georgian Miron, 30 anni, Mestre; Laurentiu Stroea, 29 anni, Mestre; Ionel Marius Pervulescu, 29 anni, Salzano ma ora in Germania; e Costel Codreanu, 29 anni, Borgoricco. Gli ultimi cinque sono romeni. Codreanu è l’unico con l’obbligo di firma, mentre per gli altri le misure cautelari sono in carcere. I sei devono rispondere di “furto aggravato in concorso”.

L’operazione. L’inchiesta, denominata convenzionalmente “Quadrifoglio”, nome del primo bar derubato, a San Donà di Piave (Ve), nel maggio di due anni fa, del Nucleo Investigativo dei Carabinieri, ha avuto inizio a seguito di un’analisi accurata dei numerosissimi episodi di furti con scasso ai danni di gestori di slot machine nella provincia di Venezia e in parte di quella vicina di Padova. Sono stati svolti diversi servizi di osservazione e pedinamento, abbinati a dedicate attività tecniche, sia telefoniche che ambientali sui mezzi utilizzati per commettere le “spaccate”.

L’aiuto della tecnologia. Sopralluoghi e disattivazione dei sistemi di videosorveglianza. Le indagini hanno consentito di acquisire diversi indizi a carico del gruppo ben strutturato e che viveva esclusivamente di furti ai danni di bar e centri commerciali, dotati di videopoker e slot machine. I malviventi, mediante molteplici e meticolosi sopralluoghi degli obiettivi, studiavano i colpi nel minimo dettaglio, usando diverse tecniche per entrare, oscurando con cura i sistemi di videosorveglianza e mettendo fuori uso quelli di allarme. Inoltre calcolavano i tempi d’intervento delle guardie giurate in caso di allarme e quante volte controllavano gli obiettivi da loro scelti.

Le accuse. I capi di accusa riguardano 24 furti in esercizi pubblici commessi in 13 paesi e cittadine delle province di Venezia e Padova, dove hanno colpito a Camposampiero (Maico’s Slot, 13 maggio 2016; Gioielleria Belmonte, 16 dicembre 2016), Campodarsego (Match Point, 18 maggio 2016) e Padova (Bar Delizia, 30 dicembre 2016). Sono sospettati di altri 6 colpi. Per i carabinieri resta sempre fondamentale che le vittime denuncino i furti.

Il plauso di Zaia. «Le bande organizzate di delinquenti sono purtroppo un fenomeno criminale in continua diffusione, e ogni volta che una viene sgominata siamo di fronte a un passo avanti verso la legalità. Bravi i Carabinieri di Venezia a individuare e bloccare i componenti di una di queste, già responsabili di una lunga sequela di colpi in esercizi pubblici di slot machine in tante località delle province di Padova e Venezia», commenta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «La lotta contro il crimine, in questo caso quello che ruota attorno ai consistenti proventi del gioco è una sfida quotidiana che le nostre forze dell’ordine combattono con abnegazione e capacità, spesso vincendo. A loro va il grazie mio personale e di tutti i veneti per bene», conclude il presidente Zaia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:slot

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova