In mille a Roma per la beatificazione di Giuseppe Toniolo

PIEVE DI SOLIGO. «Quattro a uno e palla al centro». Diego Grando, presidente diocesano dell’Azione Cattolica di Vittorio Veneto, introduce con una battuta calcistica il pellegrinaggio a Roma per la beatificazione di Giuseppe Toniolo. Sono circa 600 i fedeli partiti da Vittorio Veneto, Conegliano, Pieve di Soligo, Motta e Oderzo. Numerosi di meno quelli da Treviso. Una battuta, quella di Grando, che si comprende con il clima di festa del pellegrinaggio. Due i pullman scattati all’alba, da Pieve di Soligo (con la corale) e da Conegliano (con i chierichetti e Francesco Bortolini, il miracolato), 8 dal piazzale di Cadoro, a Conegliano, poco dopo le 8. «In corriera si canta e si prega» riferisce Federico Citron, di Farra di Soligo. «Stiamo imparando l’inno della beatificazione, composto da don Giovanni Della Giustina», informa quando i pellegrini sono all’altezza di Firenze. «Abbiamo appena visto un filmato sul Toniolo e, dobbiamo pure ammetterlo, c’è chi, a conclusione del momento religioso, ha sorseggiato un calice di prosecco, altri di verduzzo». Ci sono anziani, ma anche giovani, e poi intere famiglie. «Questo non può che essere un momento di grande festa», ammette monsignor Giuseppe Nadal, arciprete di Soligo, anche lui a bordo di un pullman. «È per questo che ho dato ordine di suonare a distesa, domani mattina (oggi per chi legge, ndr), al momento della proclamazione del beato, le campane a distesa, a Pieve ma anche nel resto della diocesi». I lavori in autostrada hanno fatto ritardare l’arrivo dei pullman ad Orvieto, dove a metà pomeriggio i pellegrini si sono fermati per una prima celebrazione, nel caratteristico duomo.
Il vicario generale della diocesi, mons. Martino Zagonel, ha presieduto l’eucarestia con una decina di sacerdoti, ricordando la figura e l’opera di Toniolo, nato a Treviso, morto a Pisa, sepolto a Pieve, vissuto a cavallo del 1800 e del 1900, docente universitario, economista, ispiratore dell’economia sociale e, di conseguenza, delle cooperative e delle casse rurali del trevigiano. «Un beato anche per questi tempi di crisi» ha sottolineato Zagonel. Il vescovo Corrado Pizziolo ed il sindaco di Pieve, Flavio Sforza, raggiungeranno i pellegrini questa mattina. Già ieri pomeriggio, invece, si sono tenute le prove nella basilica di San Paolo fuori le mura, con i ministranti provenienti dalla parrocchia di Santa Maria delle Grazie ed il miracolato del Toniolo, Francesco Bortolini. Sarà lui, infatti, a portare all’altare il reliquiario del beato. «Sono emozionato, mi sento al centro dell’attenzione, immeritatamente», ha confidato Bortolini prima di salire sul pullman. A Roma ci saranno anche i genitori ed i familiari.
Il 5 giugno 2006 Francesco Bortolini lottava tra la vita e la morte in ospedale. Era caduto dalla rete del campo sportivo di Barbisano durante una festa. «Non c’è più niente da fare», pare avessero detto i medici ai suoi. E invece. «Mentre ero in coma a Conegliano, il parroco di Pieve di Soligo, don Giuseppe, mise accanto al mio letto un’immagine di Toniolo, con un filo della coperta che teneva sulle ginocchia», racconta Francesco, la voce ancora rotta dall’emozione «da quel momento ho iniziato a guarire». Il miracolo è stato riconosciuto da Papa Benedetto XVI, e ha dato l’impulso decisivo al processo di beatificazione.
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