In pelle d’ananas o plastica riciclata: le scarpe vegane sposano l’ambiente
Cittadella. Apre il primo negozio veneto di calzature ecosostenibili. Veronica e Giovanni uniti da scelte etiche e business green

CITTADELLA. Scarpe vegane ed ecosostenibili: al bando la crudeltà nei confronti degli animali e l’inquinamento, arrivano le calzature a base di bucce di mela o di plastica recuperata dagli oceani.
Apre a Cittadella un negozio – unico nel suo genere in Veneto – che mescola etica e business, moda green e consumo responsabile, ideali e sensibilità globale per le battaglie di Greta Thunberg e il suo “There is no Planet B”.

Giovane lo stile, giovani gli ideatori, ovvero Veronica Parissi e Giovanni Brugnolaro, 28 anni entrambi. Una coppia – nella vita e negli affari – unita dall’amore per gli animali e per la natura. Si sono conosciuti sette anni fa, connettendo scelta di vita e lavoro. «Sono cresciuto in negozio, con la mia famiglia» racconta Brugnolaro, «e un anno e mezzo fa ho iniziato a seguire le vendite online di Vegan Shoes Italy, il nostro brand. La dimensione vegana mi è stata fatta conoscere dallo chef Marco Beghetto (morto in un incidente stradale in Australia nel 2013, ndr), giocavamo insieme ad hockey, mi ha aperto un mondo». L’originalità: «Siamo il primo multimarca di scarpe vegane del Nord Italia, con 25 brand», racconta.
Accessori e calzature per uomo, donna e bambino, accessibili economicamente: si va dai 49 ai 140 euro. Perché il bio non deve essere solo per i ricchi: «Una signora si è comprata un paio di scarpe ed era felice, “di solito al bio pago il doppio”, ci ha detto».
L’etica: «Non vogliamo sfruttare gli animali per produrre ciò che si può realizzare tranquillamente senza».
L’attenzione per l’ambiente è coltivato in decine di dettagli, che svelano un modo di produrre e recuperare che interpreta al meglio la filosofia dell’economia circolare: «Diamo un buono del 10% di sconto a chi ci riconsegna le scarpe usate acquistate in negozio, siamo inseriti in un progetto che riutilizza la plastica delle suole che diventa pavimentazione antiurto dei giochi per bambini».
Ovviamente il negozio viaggia al 100% con energia rinnovabile e per gli spostamenti viene utilizzato «un furgoncino elettrico a zero emissioni».
Giovanni elenca i biomateriali e si viaggia dentro le meraviglie dell’ingegno umano: «Canapa, cotone biologico, fibra di banano; un’azienda spagnola ha iniziato ad estrarre la fibra dalla foglia scartata dell’ananas; il 50% degli scarti di bucce e torsolo di mela diventa materiale per le scarpe». Il mondo si indigna per la plastica negli oceani e allora ecco «l’azienda che recupera la plastica in mare, la trasforma e la fa diventare tessuti o materiali per le calzature».
La scelta dei fornitori si basa sugli stessi principi di fondo: «Vediamo quanto sta succedendo in Amazzonia, quindi noi ci affidiamo a ditte di microfibre a impatto zero. Le aziende produttrici piantano alberi per compensare le emissioni di CO2 per ogni paio di scarpe venduto». Vegan Shoes ha sviluppato anche la linea ecofriendly delle scarpe da sera: «In questo caso usiamo microfibra riciclata ed olii vegetali». L’etica è punto di partenza e di forza per Veronica e Giovanni: «La moda cambia sempre, anche per questo è necessario riciclare. Noi vogliamo rispondere a una domanda delle persone che desiderano acquistare prodotti naturali che consentano loro di vivere – e camminare – in armonia con l’ambiente».
Del resto, in attesa di Marte, non c’è un Pianeta B da calpestare. —
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