Inchiesta Veneto Banca, la Finanza a casa anche di Zoppas e Stefanel

Indagati i vertici Consoli e Trinca, sotto la lente presunti prestiti facili e ostacoli alla vigilanza di Bankitalia. Una perquisizione anche a Padova nella sede della Gecofin spa
Ferrazza Signoressa uscita dipendenti dalla Veneto Banca
Ferrazza Signoressa uscita dipendenti dalla Veneto Banca

MONTEBELLUNA. Il direttore generale di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, e l’ex presidente Flavio Trinca sono indagati per «ostacolo alla vigilanza» di Banca d’Italia, un reato punibile con la reclusione da uno a quattro anni. I finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria e del Nucleo di polizia tributaria di Venezia hanno perquisito per tutta la giornata la sede legale e amministrativa di Veneto Banca e le residenze private di Consoli a Vicenza e di Trinca a Montebelluna. Perquisite anche le sedi di diciassette soci, destinatari negli ultimi anni di «ingenti finanziamenti» da parte della banca, concessi in assenza del «merito creditizio» attraverso il sistema di vendita e riacquisto delle azioni della banca a danno del patrimonio dell’istituto.

Con questo sistema, secondo l’ipotesi di reato del procuratore aggiunto della Procura di Roma Nello Rossi e del sostituto procuratore Maria Francesca Loi, i vertici della banca di Montebelluna avrebbero «gonfiato» i dati di bilancio, restituendo alla Banca d’Italia - che nel 2013 aveva inviato gli ispettori nelle sedi di Veneto Banca e di Banca Intermobiliare di Torino - dati alterati rispetto alla consistenza del patrimonio. Secondo i magistrati, in questo modo, vi sarebbe stata «una consistente decurtazione del patrimonio di vigilanza di Veneto Banca» da 2 miliardi a 1,662 milioni, con uno «spread» negativo pari a quasi 346 milioni di euro. A questi andrebbero aggiunti, secondo l’accusa, altri 193 milioni di perdite accumulate sulle operazioni. Un danno alle casse del patrimonio della banca, dunque, pari ad oltre mezzo miliardo di euro.

Tra i diciassette imprenditori sottoposti a perquisizione - ma che non sono indagati – il gotha dell’imprenditoria del Nordest, a partire dai trevigiani Giuseppe Stefanel e da Gianfranco Zoppas e dai vicentini Francesco e Claudio Biasia. Perquisite anche gli uffici di società immobiliari a Treviso, Torino, Vicenza, Thiene, Conegliano, Padova, Modena, Dueville. Per quanto riguarda Padova, la società perquisita è la Gecofin spa con sede nel capoluogo, in via Redipuglia 20.

Spettacolare l’operazione di sequestro dei dati e delle informazioni bancarie attuata nella sede direzionale di Montebelluna di Veneto Banca. Più di quaranta militari delle Fiamme gialle, armati di pc e capienti chiavette, sono arrivati prima delle otto a Montebelluna e hanno messo sotto sequestro tutti gli uffici, a partire da quello del direttore generale Vincenzo Consoli, all’ultimo piano. Gli impiegati, oltre seicento, sono stati lasciati fuori in attesa che i militari, ufficio per ufficio, liberassero le postazioni e copiassero i dati ritenuti utili all’indagine. Poi, nel corso della mattinata, gli impiegati a gruppi sono stati fatti entrare nei rispettivi uffici. Completamente nel panico la struttura organizzativa, sorpresa dalla spettacolarità dell’operazione. Addetti alla sicurezza hanno impedito a tutti di avvicinarsi e i giornalisti sono stati allontanati.

L’attuale presidente, alla guida della banca dall’aprile scorso, Francesco Favotto, ha rilasciato questa dichiarazione: «Veneto Banca ripone piena fiducia nell’operato della Magistratura e della Guardia di Finanza e garantisce la massima disponibilità a collaborare con le Autorità, nelle modalità che riterranno più opportune». Il clamore del blitz ha avuto immediata eco: i dipendenti attraverso le organizzazioni sindacali hanno espresso preoccupazione, le forze politiche hanno chiesto immediata chiarezza, molti soci si sono rivolti agli sportelli per chiedere conto della situazione. Veneto Banca, dal novembre scorso sotto la Vigilanza della Banca centrale europea, è uno dei primi quindici istituti bancari italiani. Superati d’un soffio i test europei, i vertici dell’istituto pensavano che la bufera fosse dietro le spalle. E invece i guai stavano arrivando dalla Procura della Repubblica di Roma che, partendo da un esposto di Banca d’Italia dell’estate scorsa, figlio di una approfondita verifica compiuta durante il 2013 ai conti dell’istituto, ha aperto un’indagine per «ostacolo alla vigilanza».

Dopo una serie di accertamenti preliminari, i magistrati hanno disposto l’iscrizione nel registro degli indagati del direttore generale Vincenzo Consoli e dell’ex presidente Flavio Trinca. Laconico e sibillino il comunicato diffuso in serata da Veneto Banca: «La gestione caratteristica dell’Istituto si conferma nettamente positiva», al netto della perdita registrata per le svalutazioni sugli avviamenti. Una nota vergata di pugno da Consoli: «Il Consiglio di Amministrazione e la Direzione Generale ribadiscono la piena fiducia nell’operato della Magistratura, degli Organi Investigativi, degli Organi di Vigilanza e dei propri Rappresentanti, nonché la disponibilità a una piena e trasparente collaborazione». Come dire: Consoli c’è.

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