Indagine a Chieti, sospeso un cardiochirurgo padovano: "corruzione sistemica" in ospedale

PADOVA. Due imprenditori che operano nel settore della distribuzione di apparati medicali per multinazionali, un agente di commercio e il primario della Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, sono stati arrestati (ai domiciliari) dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della Procura per frode in forniture e approvvigionamento di protesi cardiache e altri dispositivi medicali da parte dell’Asl di Chieti per conto della Cardiochirurgia.
Le accuse a vario titolo vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, dal falso all’omicidio colposo. Finisce nell’inchiesta anche un medico padovano: si tratta di Tomaso Bottio, 52 anni, cardiochirurgo a Padova. È indagato per omicidio colposo per condotta iatrogena. A suo carico c’è già un provvedimento di interdizione per 12 mesi.
L’inchiesta
Le indagini della Guardia di finanza hanno consentito di documentare l’esistenza di un articolato fenomeno di “corruzione sistemica”, come la definiscono gli uomini delle fiamme gialle, posto in essere dal primario, il professor Gabriele Di Giammarco, sin dal 2011.
Secondo gli inquirenti questa pratica è stata ulteriormente favorita dall’inerzia della governance dell’Usl di Chieti che, dal 2009 al 2019, non ha mai espletato alcun bando di gara pubblica per acquisto di dispositivi medici per l’Uoc di Cardiochirurgia. Solo nel 2019 è stata predisposta e autorizzata la procedura per l’espletamento di gara pubblica del valore di oltre 3 milioni, nel corso della quale sono state ulteriormente accertate condotte illecite da parte dello stesso primario.
Il medico padovano
Il cardiochirurgo padovano entra in gioco nel filone investigativo che riguarda l’acquisto, con procedura d’urgenza, per una spesa di circa 95 mila euro, di una nuova macchina per assistenza ventricolare denominata Heart Mate 3. Acquisto giustificato dalla necessità ed urgenza di un intervento su un paziente, il cui quadro clinico sarebbe stato talmente compromesso da non potersi prevedere altra soluzione terapeutica.
Il paziente è poi deceduto alcuni giorni dopo l’intervento. In realtà, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini e sulla base di una consulenza tecnica disposta dalla procura di Chieti, il paziente non solo non era in condizioni di gravità tali da dover essere sottoposto a simile intervento, ma risultava piuttosto candidabile ad una operazione di trapianto in un centro specializzato.
Le telefonate
Le indagini hanno messo in luce che l’acquisto del macchinario, disposto in assenza di una obbligatoria valutazione del comitato etico-scientifico e inducendo in errore il direttore generale facente funzioni pro-tempore dell’Usl, “sia stata fortemente voluta dal primario per consentire ad uno dei due imprenditori sopra richiamati di avviare un nuovo esclusivo canale di distribuzione dello specifico apparato nella zona, rafforzando cosi il rapporto di corruttela già consolidato nel tempo” spiegano Procura e Finanza.
Sono stati accertati e documentati anche contatti tra il primario, il direttore commerciale della azienda produttrice della macchina, il cardiochirurgo dell’ospedale di Padova e l’imprenditore finalizzati proprio a favorire quest’ultimo per l’apertura di un nuovo canale commerciale per la distribuzione degli Heart Mate 3. —
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