Infartuato sottoposto a un test da sforzo

Il malato morì dopo il secondo attacco di cuore: i familiari vogliono essere risarciti dall’Usl
Este 14/07/2014 l'espedale di este dove è tricoverato Galan.nella foto : l'esterno dell'ospedale di este.ph zangirolami
Este 14/07/2014 l'espedale di este dove è tricoverato Galan.nella foto : l'esterno dell'ospedale di este.ph zangirolami
MONSELICE. Dolori al petto, sempre più forti, che si irradiavano fino alla spalla. Così Rino Rossetto, 64 anni all’epoca dei fatti, si è presentato al pronto soccorso di Monselice il 10 dicembre del 2004. Infarto miocardico acuto inferiore. Con questa diagnosi venne inviato all’unità operativa cardiovascolare dell’ospedale di Este. Sottoposto alle cure dei medici sembrava quasi essersi ripreso quando le sue condizioni sono precipitate. Il 15 dicembre morì. I parenti dell’uomo, che abitava a San Bortolo di Monselice, non si sono mai arresi, per loro non si è trattato di una tragica fatalità ma al contrario sostengono che la morte del congiunto sia stata causa del comportamento dei medici dell’ospedale di Este, che non sarebbero stati abbastanza tempestivi nella attuazione della terapia e che l’avrebbero sottoposto a un test da sforzo, non indicato per lo stato clinico del paziente, che gli sarebbe risultato fatale. Tali inadempimenti avrebbero concausato il decesso di Rino Rossetto o quantomeno gli avrebbero sottratto rilevanti chances di sopravvivenza.


Oggi, a distanza di 14 anni, dopo che un consulente tecnico d’ufficio ha dato ragione ai familiari, ci si avvia verso la causa civile. La famiglia di Rossetto, difesa dall’avvocato Matteo Mion del foro di Padova, chiede all’ospedale i danni per la morte del proprio caro. Ad accertare le cause del decesso del sessantaquattrenne e la parte di contributo dei sanitari nel determinare la morte dell’uomo è stata l’indagine del dottor Claudio Rago, medico legale incaricato dal giudice Irene Cecchetto. Queste le conclusioni dell’indagine: «La condotta dei sanitari dell’U.O. Cardiovascolare, presidio di Este, dell’Usl 17 è censurabile per imprudenza, per non aver programmato/effettuato, nel corso della degenza del Rossetto, uno studio coronarografico, utile per impostare più correttamente un trattamento dopo la fase acuta dell’infarto e nell’aver anticipato un esame (test da sforzo) che doveva essere posticipato per abbassare il rischio di quanto poi si è verificato (re-infarto). Vi è nesso concausale fra il decesso del soggetto e l’atteggiamento di detti sanitari. Questo ha incrementato le probabilità del decesso in una percentuale valutabile del 40-50% stimando una aspettativa di vita di circa 5 anni dal fatto ischemico acuto». Ora la famiglia di Rino Rossetto vuole che sia fatta giustizia. «Ospedale e assicurazioni non pagano nonostante un Ctu vittorioso. Siamo quindi costretti a fare una causa civile. Purtroppo difficilmente senza causa né sentenza si è risarciti», ha commentato l’avvocato Mion.


Alice Ferretti


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