Ingegneria a numero chiuso? Spaccatura tra studenti e professori

C’è una proposta che dovrà essere valutata dal Senato accademico e dal consiglio di amministrazione del Bo. Ma gli studenti difendono il libero accesso: «Problemi sono ben altri»

PADOVA. Lo sbarramento al primo anno arriva anche ai corsi del Dei, la sterminata area di Ingegneria dell’Informazione. Per ora c’è solo una proposta in fase di elaborazione, che dovrà essere approvata o meno dalla facoltà. In seguito passerà all’attenzione degli organi di ateneo, quindi Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione.

Al dipartimento, che quest’anno conta la bellezza di mille nuovi iscritti, afferiscono i corsi di Ingegneria dell’Informazione, Informatica, Elettronica e Biomedica. Tutti settori che attirano molto, e che quest’anno hanno fruttato un centinaio di iscritti in più rispetto al 2013. «Noi però ne siamo stati avvisati quando i corsi stavano ormai per partire» puntualizza il direttore del Dei, professor Sandro Zampieri «e questo ci ha causato alcuni problemi a livello organizzativo. Pensavamo di avere meno ragazzi».

Di inserire il numero programmato anche a Ingegneria si parla da molto tempo, ma l’impennata di matricole ha accelerato, per forza di cose, le discussioni. Anche se i corsi sono molto impegnativi e la selezione, in realtà, avviene spontaneamente in itinere: secondo i professori, una piccola scrematura iniziale servirebbe solo a scoraggiare chi rimarrebbe comunque indietro. Contrarie le associazioni degli studenti: «Difendiamo convintamente il libero accesso, a maggiore ad Ingegneria dove quello del sovraffollamento non ci sembra il problema maggiore», dice Alessandro Asmundo. «La selezione, nei nostri corsi di laurea, è feroce» aggiunge Alessandro Tonin, «non vediamo motivo per imporla all’inizio, con un sistema opinabile come il test d’ingresso».
 

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