Iniezioni in farmacia, solo 10 richieste «I corsi quando avremo più domande»

Zennaro: «Lezioni teoriche  fino al 4 giugno poi si conoscerà l’adesione reale» Ma restano ancora  tanti i nodi da dipanare 
S.zan.
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - VACCINI IN FIERA.
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - VACCINI IN FIERA.

Padova

Sono solo dieci i farmacisti che, fino ad ora, hanno chiesto all’Usl di poter partecipare al corso pratico di quattro ore in un Hub, ultimo step necessario per poter diventare a loro volta vaccinatori. «Non abbiamo ancora predisposto nulla» sostiene Lorena Gottardello del dipartimento di Prevenzione dell’Euganea «fermo restando che siamo pronti a partire anche domani, organizzeremo i corsi quando le richieste saranno più numerose. Non ha senso partire ora che non c’è ancora un piano di consegna per le farmacie: vanno stabiliti luoghi, modalità e tempistiche oltre al sistema di registrazione che verrà adottato. Quando ci sarà, ci attiveremo».

Nel Padovano le farmacie sono 280: «I corsi teorici di 16 ore con l’Istituto Superiore di Sanità si concludono il 4 giugno e solo a quel punto, con le richieste di accedere al tutoraggio in un punto vaccinale, avremo realmente il polso delle adesioni» dice Patrizia Zennaro, presidente di Federfarma Padova che tuttavia non nasconde i dubbi che questa campagna non ha ancora dipanato «inizialmente il sostegno all’iniziativa aveva raggiunto il 40% e io stessa avevo dato l’ok con la mia farmacia, ma bisognerà prima vedere i protocolli e onestamente, non so cosa rimarrà. Noi avevamo aderito con senso di responsabilità e la volontà di aiutare, ma ora comincia a diffondersi una certa perplessità all’interno della categoria: basti pensare che a noi dovrebbero toccare AstraZeneca e Johnson&Johnson che non solo sono i vaccini che danno i maggiori problemi, ma sono anche quelli destinati alla popolazione più anziana, quella cioè che è stata immunizzata per prima, per cui onestamente non so quando verrà il nostro turno a noi cosa ne resterà».

Tra i nodi da risolvere, non solo quello delle iniezioni – «è possibile fare pratica anche nell’ambulatorio di un medico di base che somministra il vaccino» – ma anche, e soprattutto, quello della gestione dei dati: «Si era parlato di un’app per l’inserimento e la trasmissione dei dati personali dei pazienti» interviene il presidente dell’Ordine dei Farmacisti Giovanni Cirilli «ma la questione non è ancora stata chiarita». La difficoltà logistica, invece, è il problema minore: «Noi saremmo pronti a somministrare il vaccino durante l’orario di chiusura, ma abbiamo anche spazio all’esterno, semmai il problema è che ci assumiamo dei rischi, non solo al momento dell’iniezione, ma nella gestione della scheda anamnestica» aggiunge Cirilli sottolineando invece il successo della campagna dei test rapidi con 75 farmacie aderenti nel Padovano.

Le aziende

Ancora tutto da inventare, infine, il sistema di vaccinazione nelle aziende: «Anche in questo caso stiamo aspettando gli indirizzi e istruzioni dalla Regione» spiega Gottardello «ovviamente non tutte saranno in grado di garantire questo servizio, ma solo le aziende più grosse, a meno che le piccole non trovino modi e spazi per consorziarsi. Detto che ormai non ci fa più paura nulla, anche nel caso delle realtà più grandi non è ancora stato stabilito chi dovrà fare le iniezioni, come verranno conservate le dosi e chi farà le registrazioni». —



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