Innovazioni di prodotto: il packaging “ripensato” ora guarda alla carta
«Siamo una Pmi metalmeccanica ma possiamo presentare nel mondo prodotti ad alto tasso di innovazione grazie ad un tessuto regionale per il trasferimento tecnologico che ha funzionato al meglio». A dirlo Antonella Candiotto, vicepresidente di Assindustria Venetocentro e amministratrice delle Galdi Srl di di Postioma a Treviso, circa 20 milioni di euro di fatturato annuo, 85 dipendenti e un processo di evoluzione produttiva che guarda alla digitalizzazione e alla sostenibilità ambientale.
«Dopo l'introduzione dei processi Lean» spiega Candiotto «abbiamo scelto di affrontare un nuovo livello evolutivo, quello della digitalizzazione sia delle nostre linee produttive che dei macchinari che offriamo sul mercato. Una scelta che abbiamo voluto legare alla riduzione delle emissioni del nostro stabilimento e dei nostri prodotti».
Galdi sceglie di puntare sui nuovi macchinari per un packaging alimentare che privilegia la carta e non la plastica, sull'Iot e su strumenti digitali di facile lettura, «Volevamo un'interfaccia Iot che fosse semplice, immediata e comprensibile pai nostri clienti» spiega Candiotto «ma che non togliesse agli operatori la complessità delle informazioni raccolte».
Galdi, già tra i protagonisti della concretizzazione della RIR veneta Improvenet per la manifattura digitale, si affida ad un sistema Confindustriale territoriale attrezzato per il 4.0 e tramite questo al dipartimento di Ingegneria dell'Università di Padova. Ma l'azienda affida pure al Parco tecnologico di Treviso T2i, avvia un dialogo con struttura privata per l'innovazione, “InfiniteArea” di Montebelluna, e si confronta con una rete d'imprese specializzate.
Nel frattempo fonda una start up innovativa, Fill Good, che lavora a stretto contatto con lo spin-off universitario padovano CURA (Consorzio Universitario di Ricerca Applicata) per definire l’impatto ambientale delle nuove macchine prodotte: «Lo sviluppo della nostra interfaccia Mash e l'innovazione tecnologica e ambientale dei prodotti che vendiamo nel mondo (esportiamo all'estero oltre l'80% del nostro fatturato annuo)lo dobbiamo di fatto ad un sistema che funziona. Un sistema locale», conclude Antonella Candiotto, che offre risposte concrete pure in assenza di un vero impegno da parte di un governo centrale che sembra poco interessato alla modernizzazione del tessuto economico del Paese».
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