Instancabile e discreta il robot cameriera che serve ai tavoli e fa felici i più piccoli

PADOVA. Tutta bianca con un lungo grembiule rosso e un foulard vermiglio intorno al collo serve ai tavoli silenziosa e rapida. Non commette errori, non chiacchiera, a dire il vero nemmeno si ammala né chiede le ferie.
Segue un binario sul pavimento e prende le ordinazioni dei clienti seduti a destra e a sinistra del binario. Lei è un robot e a “impiegarla” è il Motoi sushi. Il primo a inserirla tra il personale il Motoi di via Guizza, adesso anche il cugino di Pontevigodarzere.
Angela (il nome glielo abbiamo dato noi, al ristorante la chiamano solo robot) arriva, prende l’ordinazione grazie a un tablet sistemato sulla sua schiena: ogni piatto corrisponde a un numero quindi ordinare è un gioco da ragazzi; quando l’ordinazione è completata le si tocca la mano e torna indietro, in cucina. Dalla cucina le mettono i piatti sul vassoio, che sembra tenere tra le mani, e ritorna velocemente ai tavoli. Il cliente ritira le sue scelte e via, di nuovo un tocco alla mano per darle il comando che l’operazione è finita.
Venerdì, a pranzo, Angela va su e giù senza tregua. La maggior parte dei clienti sono accomodati proprio sulla traiettoria della singolare cameriera. La cameriera di ferro e bulloni c’è da alcuni mesi e loro, non solo si sono abituati, ma la scelgono di proposito. Le comitive dei ragazzi si siedono rigorosamente sul corso del binario perché l’arrivo di Angela è foriero di risa e battute, non tutte divertenti. Ma chi davvero le fa la festa sono i bambini.
«Siamo aperti da maggio – riferisce il giovanissimo titolare del ristorante giapponese, Zhao Bin – e da alcuni mesi abbiamo introdotto il robot. Da allora le famiglie con bambini prenotano per chiedere il suo servizio. Per i piccoli è un gioco e lo trovano spassoso. Ma anche gli altri sono contenti». Anche gli anziani? «Si, anche loro. In fondo devono solo prendere un piatto, come un self service. Non è difficile per nessuno».

Ormai è parte integrante del team: «per noi è un aiuto – spiega Zhao – ma il grosso del lavoro lo fanno i miei 10 dipendenti. Non so quanti ristoranti ce l’abbiano, ma per noi è utile. Non può sostituire una persona, ma ci sono delle cose che fa bene».
Nel mondo asiatico è normale la presenza di collaboratori robotici. L’intelligenza artificiale affascina il Giappone e buona parte dell’Asia ricca. Piace anche negli Stati Uniti. L’Europa invece è un po’ più indietro.
«Ma di cosa vi stupite?» domanda un cliente (che guarda caso studia ingegneria informatica), «questo è il futuro e non deve far paura: i robot non stanno per sostituire le persone, di sicuro non nell’immediato e secondo me nemmeno nel prossimo futuro. Tuttavia possono aiutarci e, dunque, non capisco proprio né tutta questa curiosità, né le resistenze. Il bancomat fa paura a qualcuno? Pure mio nonno lo usi con disinvoltura. Gli smartphone li abbiamo proprio tutti e tutti usiamo pc e tablet. Un robot non è molto di più». —
Elvira Scigliano
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