Interporto di Padova cerca un partner globale: «Diventeremo hub internazionale»
L’obiettivo è far diventare padova un centro di riferimento per l’intermodalità in italia: «Siamo molto cresciuti dal punto di vista organizzativo e tecnologico. È arrivato il momento di aprirci al mondo»
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La sfida per il 2025 è quella di aprirsi al mondo in un’ottica globale che renda Padova un punto di riferimento in Italia per l’intermodalità. Per questo serve un partner internazionale, con cui sviluppare una «collaborazione organica».
Interporto lo sta cercando attraverso un’indagine di mercato avviata pochi giorni fa e che si concluderà il 31 gennaio. Un bando – «un’apertura al mercato», la definisce il direttore generale Roberto Tosetto – che intende «acquisire proposte operative da parte degli operatori intermodali volte a consentire l’ingresso di tali soggetti nell’attività terminalistica», si legge.
Un hub globale
Un po’ come accade per le compagnie aeree che formano vere e proprie alleanze per assicurare ai passeggeri di raggiungere ogni posto nel mondo tramite degli scali hub. Interporto dunque ha l’ambizione di diventare nel 2025 un nodo italiano inserito in una rete mondiale.
Con un duplice obiettivo: consentire alle nostre aziende di arrivare con le proprie merci in tutto il mondo, ma anche essere punto di riferimento per chi nel mondo vuole distribuire le proprie merci in Italia.
«Interporto è molto cresciuto in questi anni dal punto di vista organizzativo e tecnologico. Abbiamo dimostrato grandi capacità, acquisendo credibilità in tutto – spiega ancora Tosetto – Come quando in una situazione di crisi nel Mar Rosso abbiamo mantenuto inalterata la capacità di trasporto merci grazie alle nostre connessioni internazionali. Perciò abbiamo deciso di verificare la possibilità di diventare un hub ancora più strategico».
Una possibilità che ha ottenuto il via libera dei soci della realtà padovana, a partire da quelli pubblici che sono in maggioranza: la Camera di commercio con il 34,18% («Interporto è un volàno per lo sviluppo economico territoriale, in chiave anche internazionale», ha fatto mettere per iscritto il presidente Antonio Santocono), poi il Comune con il 21% a cui va aggiunto il 7,7% di Aps Holding, e infine la Provincia con il 18,3%.
«Il bando non è impegnativo, ma è il primo passo per verificare se c’è l’interesse a un’alleanza. Poi nell’eventualità si può pensare di realizzare una vera e propria gara per scegliere il partner», chiarisce Tosetto. Se ci sarà, questa futura alleanza si concretizzerà nel 2025.
Un polo strategico
La politica delle alleanze, nel mercato globale degli Interporti, è sempre più serrata. Come in molte altre realtà, i piccole centri non possono sopravvivere alla concorrenza dei grandi colossi e i matrimoni ormai sono frequenti.
Nel 2024, a poche centinaia di chilometri da Padova, gli interporti di Trieste, Cervignano e Gorizia hanno siglato un’alleanza con cui proporsi sul mercato come soggetto unitario, mettendo a sistema aree per 1,5 milioni di metri quadrati e una rete da 22 binari. Così come le piattaforme logistiche piemontesi – il Cim di Novara, il sito di Torino-Orbassano e Rivalta Scrivia – hanno siglato un accordo con i porti liguri.
Padova però è la terza realtà interportuale d’Italia, con un’area logistica da 2 milioni di metri quadri (dei quali 1,1 milioni in proprietà) e si distingue perché è l’unica società in Italia ad avere il controllo diretto e la gestione attraverso un apposito software sviluppato in proprio, di tutte le strutture terminalistiche.
Negli ultimi anni ha investito nell’innovazione e nello sviluppo potendo contare su sei gru a portale, operazioni in automazione e procedure digitalizzate, oltre all’utilizzo di energia elettrica prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (fondamentale negli scorsi mesi di crisi energetica).
In più è stato riconosciuto dall’Unione europea come “nodo core” posto all’incrocio di due corridoi della rete “Tent-T”: il Mediterraneo (che attraversa l’Italia settentrionale da ovest a est congiungendo Torino a Trieste), e il Baltico-Adriatico (che collega i porti del Nord Europa attraverso l’Austria e la Slovenia a quelli del Nord Adriatico fino a Ravenna).
«Certo ci aiuta la nostra collocazione geografica – chiarisce Tosetto – Oltre al fatto che si siano ridotti nella Penisola gli spazi per ulteriori sviluppi, anche per questioni ambientali». «Vogliamo provare a fare un ulteriore salto di qualità e mettere a fattor comune le nostre relazioni – prosegue il direttore generale – Noi con l’incremento dei semi rimorchi abbiamo aumentato anche l’asse continentale, quindi i collegamenti con la Polonia e con le aree dell’Est Europa».
Rigenerare la Zip
«Il 2025 segna l’inizio di un nuovo percorso di Interporto verso l’internazionalizzazione – conclude Tosetto – Così possiamo concentrarci anche sull’eredità della Zip, con la riqualificazione della zona industriale, amplificando la nostra capacità di svolgere questa missioni».
Lo scorso 1 luglio infatti è stata firmata dal notaio l’incorporazione per fusione del consorzio Zip all’interno della società Interporto: «Ci poniamo in continuità con quello che è stato fatto fino ad oggi, ma questa continuità consentirà di fare cose che fino ad oggi non si erano mai viste – ha annunciato in quell’occasione il presidente Luciano Greco, in carica dal maggio scorso – Il prossimo piano industriale sarà il momento in cui costruiremo questa fusione».
Si preannunciano, dunque, mesi piuttosto intensi.
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