Interventi al cuore e nuovi studi: a Padova scontro fra i primari Tarantini e Gerosa

Da una parte il cardiologo, dall’altra il cardiochirurgo. In mezzo il lavoro presentato al Congresso europeo

PADOVA. Lo studio presentato la scorsa settimana al congresso europeo di Cardiochirurgia che dimostrerebbe una maggiore mortalità sul lungo periodo dei pazienti operati per sanare la stenosi aortica per via trans-catetere anziché a torace aperto sta scuotendo l’Olimpo della Cardiologia.

i protagonisti

Un vero e proprio scontro fra titani, tutto targato Padova per altro. Non fosse altro che da una parte della contesa c’è il cardiochirurgo Gino Gerosa, presidente della Società italiana di Cardiochirurgia, disciplina che insegna nella Scuola di Medicina dell’Università di Padova, e direttore della Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria; dall’altra Giuseppe Tarantini, presidente della Società italiana di Cardiologia interventistica, docente della materia nella Scuola di Medicina padovana e direttore della specialità in Azienda universitaria.

la contesa

Lo scontro - maturato a distanza fra i due luminari - verte sulle due modalità con cui viene curata la stenosi aortica, il più frequente difetto del cuore, ovvero il restringimento della valvola aortica attraverso cui passa il sangue prima di immettersi nel sistema arterioso. Un problema di cui possono soffrire anziani ma anche giovani.

Ebbene, lo studio firmato dalla Società italiana di Cardiochirurgia presentato al Congresso europeo di Lisbona, dimostrerebbe che l’intervento con le valvole trans-catetere, cosiddetto Tavi, comporta un rischio più alto di mortalità a distanza - 40 mesi il target individuato - rispetto all’intervento chirurgico classico (Savr), o “a cielo aperto”. Portavoce dello studio proprio il professor Gerosa. Non ci sta il collega Tarantini, però. Che mette in dubbio lo studio, dalla metodologia con cui è stato condotto agli stessi risultati. E si affretta a tranquillizzare la popolazione, in particolare quei pazienti che hanno subìto un intervento Tavi, di cui viene ribadita con forza la totale sicurezza.

lo studio criticato

«Quella avvenuta a Lisbona» rilava Tarantini, «è stata l’esposizione preliminare di un’analisi condotta con un rigore statistico discutibile. Le risultanze non sono ancora state sottoposte alla valutazione di revisori scientifici e infatti non è ancora stata pubblicata in alcuna rivista scientifica. Il rischio è di generare un immotivato allarmismo nella popolazione. La procedura trans-catetere» sottolinea il chirurgo interventista, «viene effettuata nel mondo dal 2002 e in Italia dal 2007. Sono stati eseguiti centinaia di migliaia di impianti e quello di Padova è uno dei centri principali, con risultati ottimali.

Questi ultimi certificati da robusti studi scientifici che ne hanno confermato la validità dapprima nei pazienti a rischio operatorio talmente elevato da non poter essere sottoposti a un intervento tradizionale a torace aperto, poi anche per quelli con rischio intermedio. Il mio» conclude Tarantini, «vuole essere un contributo costruttivo, ma deve passare chiaro il messaggio che la Tavi è una procedura sicura e che nessuno studio ne ha confutato gli esiti. Anzi, gli unici studi validati dicono che non c’è mortalità superiore a cinque anni. Va poi sottolineato che la decisione su quale tipo di intervento praticare viene assunta sempre di comune accordo fra cardiologo interventista e cardiochirurgo, perché al paziente va garantita la procedura migliore».

la controparte

«È vero che lo studio non è ancora stato pubblicato» conferma serenamente il professor Gerosa, «lo sarà presto. Ma non è questo che mi interessa sottolineare: nessuno mette in dubbio la bontà della Tavi che anzi rimane l’opzione ottimale sul paziente anziano grazie al più basso tasso di mortalità in fase acuta. Lo studio suggerisce un approccio semmai ancora più critico rispetto a ogni singolo paziente, con una valutazione rischi-benefici che questo studio contribuisce a migliorare».

La diplomazia- evidentemente dettata dalla reciproca stima dei due professori - detta la metrica della contesta. Nel Congresso di Lisbona, invece, il dibattito a cui hanno contribuito luminari da tutto il mondo, ha assunto toni anche piuttosto aspri, introducendo il tema del conflitto di interessi fra le multinazionali che producono i device per la procedura trans-catetere e i medici che la eseguono. Una riflessione non riferita ovviamente alla scuola padovana, ma proiettata sul panorama internazionale. —
 

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