«Invasa anche Camin ma c’è integrazione»

La Zona industriale padovana, sempre più “conquistata” dal commercio made in China, pur all’interno del territorio di Camin, è concepita come lontana dal quartiere. Altra cosa le attività commerciali...

La Zona industriale padovana, sempre più “conquistata” dal commercio made in China, pur all’interno del territorio di Camin, è concepita come lontana dal quartiere. Altra cosa le attività commerciali dentro il rione che prendono piede insieme alla comunità cinese.

Così accade che negli ultimi anni i bar principali di Camin siano gestiti da imprenditori orientali, fra questi anche il famoso locale vicino alla vecchia chiesa (e al cimitero), conosciuto per essere frequentato dai camionisti di passaggio e, quindi, famoso per i panini con la mortadella alle 7.30. I panini ci sono ancora, ben disposti accanto alle brioche, solo che invece di essere preparati da mani autoctone sono imbottiti da solerti cinesi perfettamente adattati alle esigenze del territorio. Gli stessi che vivono nei condomini delle vie Andalusia, San Salvadore e Vigonovese e che mangiano in sagra con i caminesi. Alla luce di questi cambiamenti, la scoperta della sala gioco clandestina in via Baviera, smantellata dalla Guardia di Finanza, resta sospesa tra la sorpresa e il sospetto. «Sicuramente il numero di cinesi che vive a Camin è elevato», scandisce Nereo Tiso, consigliere comunale e residente di Camin, «tuttavia sono moltissimi quelli perfettamente integrati, gli stessi che gestiscono molte delle attività commerciali. Non stupisce che per la legge dei grandi numeri ci siano mele marce. Lo stesso capannone, identificato come “bisca clandestina” in via Baviera, aveva insospettito anche me: passo da lì tutti i giorni per andare a lavoro e che alle 7.40 di mattina fosse sempre chiuso era decisamente strano. Ma questo non ha nulla a che fare con i bar o con i due ristoranti cinesi, quasi esclusivamente riservati alla stessa comunità, soprattutto il giovedì che è giorno di matrimoni. Né con la Mela Rossa di via Uruguay che sta aperto 12 ore al giorno, 365 giorni all’anno e ti fa lo scontrino. Ci vanno anche mio figlio e mia moglie a comprare penne e quaderni e con loro tanta gente. Questi sono i cinesi integrati che partecipano alle grandi riunioni parrocchiali e che proprio in parrocchia hanno uno spazio dove insegnare, al sabato pomeriggio, il cinese ai bambini nati qui. Il vero fenomeno da spiegare è l’Ingrosso Cina e le matrioske di partite Iva. Sorprende che gli stessi cinesi non siano in grado di gestire la loro gente, quasi come fossero chiusi anche all’interno della loro stessa comunità».

Elvira Scigliano

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