«Io, infermiera Covid multata mentre cercavo del cibo»
PADOVA.
Se ci fermassimo al post così come lo vedremmo sui social ci pruderebbero le dita. Perché leggeremmo questo “Beccata e multata fuori dal proprio Comune di residenza con la scusa di andare a fare la spesa”. E giù valangate di commenti fangosi contro la “furbetta” finalmente punita. E allora andiamo a vedere la notizia, a verificare quello che è successo.
La storia è quella di una persona, stremata da una notte di lavoro passata in piedi in uno dei reparti di punta della lotta al contagio da coronavirus.
Una infermiera tra quelle neoassunte, fresca di laurea, che deve fare i conti con il mantenimento a Padova e il lavoro nella terapia subintensiva della fisiopatologia respiratoria in Azienda ospedaliera, letteralmente la tanto decantata “prima linea” di cui tutti si riempiono la bocca e i profili social.
Smonta dal turno di lavoro, ha poche ore, per nutrirsi e poi finalmente dormire, ma si rende conto all’improvviso che a casa non ha più nulla e che questa volta dovrà rubare a se stessa qualche preziosa ora di sonno per fare la spesa.
È la mattina del 9 aprile. «Cercavo di fare una spesa veloce ma tutti i supermercati in via Facciolati, dove abito io, erano pieni con la coda fuori».
Che si fa? «Ho provato ad andare all’Ipercity (che si trova in via Verga ad Albignasego, subito al di là del ponte) dimenticandomi tra l’altro che fosse in altro comune, l’ho fatto solo perché mi risultava più vicino in macchina».
«Arrivo quasi in vista del supermercato e mi trovo una pattuglia di polizia locale», racconta lei, «Ho provato a spiegare che dovevo fare la notte, che sono infermiera, che avevo bisogno di riposare un po’ prima di tornare in corsia».
Nulla da fare. «Il risultato è stato un verbale di 373 euro. L’errore è stato mio sicuramente, la multa la pagherò, ma, per favore, dopo non chiamateci eroi».
Ecco, questo è il punto su cui lei vorrebbe fermarsi un momento a ragionare.
«Io e le mie colleghe e i miei colleghi non abbiamo mai sopportato questa storia, quella degli “gli eroi”. Non lo siamo. Siamo infermieri e facciamo il nostro lavoro. Lo facciamo bene, senza guardare a orari o a turni, perché lo faremmo comunque in caso di necessità, a maggior ragione ora che ci troviamo a dover affrontare questa emergenza. Ma non veniteci poi a suonare l’Inno nazionale davanti al pronto soccorso, a fare squillare le sirene delle auto in “omaggio agli eroi”. Già era insopportabile prima, ma ora sembra davvero una presa per i fondelli».
«La multa la pagherò eccome, però vede: io e le mie colleghe, i miei colleghi non abbiamo mai saltato una fila al supermercato dicendo “sono un’infermiera ho pochissime ore per favore lasciatemi passare”, non l’abbiamo mai fatto né lo faremo. Ma se io ti spiego che sto solo cercando di nutrirmi e fare in tempo a mangiare qualcosa prima di crollare dalla stanchezza per essere operativa quando dovrò tornare – prestissimo! – in corsia, ecco, cerca di capire. Oppure, e non farlo comunque, per favore non scrivere più “viva i nostri eroi” sulla tua bacheca». –
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